Quando si parla di intelligenza artificiale nelle piccole e medie imprese, emerge spesso l’idea di una tecnologia distante e complessa. Per orientarsi servono numeri solidi ed esperienze reali di aziende italiane già in percorso. In questa panoramica vediamo lo stato dell’adozione nel Paese, l’impatto su progetti e lavoro, e come prepararsi con metodo a questa trasformazione.

Stato dell’adozione 2024–2025

L’AI sta entrando nel tessuto produttivo delle PMI italiane, con ritmi più lenti rispetto alle grandi organizzazioni ma in chiara accelerazione. Nel 2024 l’8,2% delle imprese con almeno 10 addetti utilizza tecnologie di intelligenza artificiale; tra le PMI (10–249 addetti) la quota è del 7,7%. Nel 2025 si registra un cambio di passo: il 26,7% delle PMI ha testato o adottato stabilmente l’AI, in crescita del 50% rispetto al 2024. Dentro questo perimetro, il 9,4% ha integrato l’AI in modo permanente mentre il 17,3% si trova in fase di sperimentazione. Sul piano tecnologico, prevalgono l’estrazione di conoscenza dai documenti (54,5%), la generazione di linguaggio naturale (45,3%), il riconoscimento vocale (39,9%) e il machine learning (31,1%), con applicazioni soprattutto in marketing e vendite (35,7%), processi amministrativi (28,2%) e ricerca e sviluppo (24,6%). In parallelo, il mercato italiano dell’AI ha raggiunto 1,2 miliardi di euro nel 2024, in crescita del 58% anno su anno, con prospettive di arrivare a 1,8 miliardi entro il 2027.

Impatto su progetti e lavoro

I risultati economici legati all’adozione sono già misurabili. Le imprese che hanno introdotto l’AI nel 2024 hanno registrato in media un aumento dei ricavi del 12% rispetto a chi non l’ha fatto. L’effetto sulla produttività è ancora più marcato: si stimano incrementi superiori al 40%, mentre altre analisi indicano fino al 40% di produttività in più e una riduzione dei costi operativi fino al 20% quando l’adozione è guidata da una strategia chiara. Nella pratica, le PMI riportano miglioramenti trasversali: il 41,4% osserva una crescita della produttività generale, il 42,9% una riduzione dei carichi di lavoro, il 39,1% l’eliminazione di compiti ripetitivi e il 32,6% un innalzamento della qualità del lavoro. Anche dal punto di vista delle persone, l’80% dei lavoratori che impiegano l’AI dichiara un miglioramento sia della performance sia della qualità delle attività svolte. Le applicazioni più diffuse vanno dalla creazione di testi (55,2%) alla generazione di foto e video (31,9%), dall’ottimizzazione delle campagne pubblicitarie (22,8%) alla gestione delle recensioni (22,6%), fino a chatbot e assistenti virtuali (18%), creazione di siti web (15,7%) e gestione del CRM (10%).

Tempi, roadmap e ostacoli

L’implementazione non è istantanea, ma con una roadmap graduale diventa affrontabile. Si parte dalla formazione e dal reskilling per costruire una cultura del dato: il 40,5% delle imprese tra 10 e 49 addetti prevede investimenti in formazione digitale nel biennio 2025–2026. Si prosegue con progetti pilota ad alto impatto, selezionando due o tre casi d’uso con ROI chiaro misurabile entro sei mesi; in questo quadro, il 20% delle PMI pianifica investimenti in AI tra 2025 e 2026, contro il 7% del periodo precedente. I programmi di trasformazione più articolati richiedono in genere dai 12 ai 18 mesi per un’implementazione completa e risultati consolidati. Restano barriere importanti: la carenza di competenze è la principale, con il 55,1% delle imprese che rinuncia per skill gap e solo il 15% che dichiara competenze tecniche adeguate. Anche i costi pesano: il 49,6% considera eccessivi gli investimenti necessari, e voci come integrazione con i sistemi, qualità dei dati e formazione possono assorbire tra il 40% e il 60% del budget. Altri ostacoli sono la qualità dei dati (37%), la resistenza culturale (35%) e le preoccupazioni legate all’occupazione (42,6%).

Fattori abilitanti e incentivi

Per accelerare l’adozione, le PMI indicano come leve decisive gli incentivi pubblici e i finanziamenti (57,8%), la formazione degli addetti (38,1%), le infrastrutture in banda ultra larga (33,4%) e lo sviluppo di una strategia di digitalizzazione (31,4%). A supporto, il Piano Transizione 5.0 mette a disposizione incentivi fiscali fino al 45% per investimenti in tecnologie come AI, IoT e big data.

Prospettive 2025–2030

Le previsioni sono favorevoli per chi si muove con tempestività. Se il 60% delle PMI italiane con più di 10 dipendenti adottasse soluzioni di AI entro il 2030, si genererebbero ricavi aggiuntivi pari a circa 1.300 miliardi di euro, raddoppiando la crescita media degli ultimi cinque anni. Nel medio termine, le imprese che implementeranno l’AI nei processi possono puntare a un aumento dei ricavi annui compreso tra il 10% e il 20% nei prossimi cinque anni; quelle che hanno già introdotto software di AI registrano una crescita superiore del 50% rispetto ai competitor che non investono. In un contesto in cui solo l’1% delle organizzazioni ha raggiunto una maturità elevata nell’AI, esistono ampi margini per costruire vantaggi competitivi duraturi.

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