Aerospace: innovazione italiana

L’esplorazione dello spazio e la carriera di astronauta continuano a rappresentare uno degli ideali più affascinanti nell’immaginario collettivo contemporaneo. In questo contesto, l’industria aerospaziale italiana si configura come uno dei pochi settori tecnologici in cui il Paese mantiene una presenza competitiva su scala internazionale. Attualmente, il comparto include oltre 500 aziende, risultando un elemento fondamentale dell’innovazione tecnologica sia a livello nazionale che europeo. Tuttavia, l’analisi critica del settore rivela una forte eterogeneità interna: accanto a imprese di rilievo internazionale, si riscontra una frammentazione diffusa e una prevalenza di realtà di piccole dimensioni che difficilmente riescono a superare i confini regionali.

Distribuzione geografica delle imprese

L’analisi territoriale mostra una concentrazione marcata delle aziende nel Nord-Ovest, con il 33,1% delle imprese totali, di cui il 18,7% localizzate in Lombardia. Seguono il Lazio con il 14,2%, la Campania con l’11,5%, il Piemonte con il 9% e l’Emilia-Romagna con l’8,5%. Questa distribuzione ha favorito la nascita di cluster tecnologici in sinergia con il mondo accademico e della ricerca. Tuttavia, la mancata piena maturazione di veri e propri hub tecnologici globali solleva interrogativi sull’efficienza del sistema di trasferimento tecnologico e sulla frammentazione delle competenze.

Struttura produttiva e specializzazione

La filiera aerospaziale italiana è articolata: circa il 47% delle imprese si dedica alla produzione di aeromobili e veicoli spaziali, il 19,6% si occupa di manutenzione e riparazione, mentre il 33,4% si concentra sulla produzione di componenti ad alta tecnologia, come radar, sistemi di controllo dei propulsori e registratori di volo. Un dato strutturale significativo è l’elevato numero di microimprese (oltre il 50%), caratterizzate da meno di dieci dipendenti e da fatturati inferiori ai due milioni di euro, un limite evidente alla capacità di investimento in R&S e all’internazionalizzazione. In questo scenario spiccano alcuni attori di grande dimensione, come Leonardo S.p.A., Thales Alenia Space Italia, Avio S.p.A. e OHB Italia S.p.A., veri protagonisti nei principali programmi aerospaziali internazionali.

Leonardo S.p.A.: analisi del player di riferimento

Leonardo rappresenta uno dei principali gruppi industriali italiani operanti nei settori della difesa e dell’aerospazio. L’integrazione verticale lungo tutta la catena del valore è uno dei suoi punti di forza, unitamente alla partecipazione in joint venture strategiche come Telespazio e Thales Alenia Space. Leonardo sviluppa sistemi autonomi e componentistica per colossi come Boeing e Airbus. Con ricavi superiori ai 17 miliardi di euro, un portafoglio ordini superiore a 44 miliardi e oltre 60.000 dipendenti in 129 sedi nel mondo, l’azienda investe circa 2,5 miliardi di euro annui in ricerca e sviluppo, elemento chiave per mantenere la propria posizione competitiva, nonostante la crescente pressione dei competitor globali.

OHB Italia S.p.A.: una filiale specializzata nel segmento spaziale

OHB Italia, con sedi operative a Milano, Roma e Benevento, fa parte del gruppo tedesco OHB SE e vanta oltre quattro decenni di esperienza nello sviluppo di tecnologie satellitari. Tra i progetti principali figurano la missione RAMSES, per il monitoraggio dell’asteroide Apophis in collaborazione con l’ESA, e la partecipazione al progetto Comet Interceptor, finalizzato all’esplorazione di comete ancora da individuare. In ambito di sorveglianza spaziale, ha sviluppato il telescopio Flyeye, parte integrante del programma NEOSTEL dell’ESA. La capacità di gestire internamente l’intero ciclo di vita di un progetto, grazie a infrastrutture come camere bianche e laboratori avanzati, conferisce a OHB Italia un vantaggio competitivo specifico, pur restando legata alle strategie industriali del gruppo tedesco.

Innovazione tecnologica e traiettorie emergenti

L’innovazione resta il driver principale di sviluppo, sebbene solo il 4,5% delle imprese del comparto sia formalmente riconosciuto come startup innovativa. Tra le aree emergenti si evidenziano:

  • Volo suborbitale: realizzazione della prima missione italiana nel 2023 grazie alla collaborazione tra Aeronautica Militare e CNR, focalizzata su esperimenti in microgravità.
  • Piattaforme stratosferiche: sviluppo di velivoli a energia solare operanti oltre i 20 km di altitudine, proposti come alternative ai satelliti tradizionali.
  • Tecniche di lancio aviotrasportato: sistemi per l’immissione in orbita di piccoli satelliti mediante rilascio aereo, con l’obiettivo di aumentare flessibilità e ridurre i tempi di accesso allo spazio.

Sorveglianza spaziale e resilienza infrastrutturale

La protezione delle infrastrutture spaziali e terrestri è un’area strategica in forte crescita. L’Aeronautica Militare italiana sviluppa capacità di Space Situational Awareness (SSA) e Space Surveillance and Tracking (SST) per monitorare detriti orbitali e fenomeni di space weather. Tuttavia, il gap tecnologico rispetto ai principali attori internazionali evidenzia la necessità di ulteriori investimenti e di una maggiore cooperazione internazionale.

Contributo al volo umano e presenza italiana nelle missioni spaziali

Cinque degli otto astronauti italiani provengono dall’Aeronautica Militare, segno di una tradizione consolidata nelle missioni spaziali. Le competenze maturate nella medicina aerospaziale e nella gestione della microgravità rappresentano asset strategici per la partecipazione italiana ai programmi di esplorazione spaziale internazionale, anche se la presenza resta subordinata ai programmi condotti da agenzie come ESA e NASA.

Prospettive strategiche e sfide future

Il futuro del comparto aerospaziale italiano è condizionato da variabili complesse: il consolidamento della capacità autonoma di accesso allo spazio, la partecipazione attiva all’esplorazione umana del sistema solare e lo sviluppo di nuove tecnologie di osservazione terrestre rappresentano obiettivi prioritari. Tuttavia, senza un coordinamento istituzionale più efficace e investimenti mirati su scala sistemica, il rischio di essere superati da economie emergenti più dinamiche è concreto. Una politica industriale coerente e una visione strategica condivisa saranno indispensabili per mantenere un ruolo competitivo nello scenario aerospaziale globale.

Manus AI: un assistente autonomo

Nel panorama attuale dell’intelligenza artificiale, in cui l’evoluzione di modelli linguistici e piattaforme applicative procede a ritmo serrato, spicca una proposta emergente dalla Cina che ha attirato l’attenzione di esperti e studiosi: Manus AI. Nato all’interno della startup Butterfly Effect, Manus si presenta come un agente AI generalista dotato di capacità operative autonome. A differenza dei chatbot convenzionali, questo sistema non si limita a rispondere a input testuali, ma è stato progettato per eseguire compiti complessi in maniera proattiva, come l’analisi dei dati, la produzione di contenuti strutturati e la gestione automatica di processi articolati.

Autonomia e proattività come elementi distintivi

Lanciato il 6 marzo, Manus si distingue proprio per questa operatività indipendente. Il suo funzionamento va ben oltre l’interazione conversazionale: è in grado di pianificare, coordinare ed eseguire attività strutturate anche senza intervento umano diretto. Le sue applicazioni sono molteplici e vanno dall’analisi automatizzata di curriculum, alla raccolta e sintesi di notizie in tempo reale, fino alla creazione di siti web dinamici e personalizzati. Il nome stesso, “Manus” – che in latino significa “mano” – suggerisce l’idea di un’estensione attiva dell’utente, uno strumento operativo che agisce per conto di chi lo utilizza, al contrario dei tradizionali assistenti virtuali che rimangono legati a un approccio reattivo e dipendente dai comandi espliciti dell’utente.

L’architettura multi-agente: una nuova ingegneria dell’intelligenza

Il cuore tecnologico del sistema è rappresentato da un’architettura multi-agente. Questo significa che Manus si fonda su una struttura distribuita, dove vari sottosistemi specializzati – come quelli dedicati alla pianificazione, al recupero di informazioni o alla scrittura di codice – operano in parallelo e in maniera coordinata. Questo assetto consente a Manus di portare avanti compiti complessi anche in assenza di interazione costante con l’utente o addirittura a dispositivo spento. Ogni azione compiuta viene inoltre documentata in modo dettagliato, rendendo possibile il monitoraggio, il debugging e l’uso a fini formativi. Una delle funzionalità più interessanti è la possibilità di seguire, tramite un’interfaccia dedicata chiamata “Manus’s Computer”, i processi che il sistema sta eseguendo, incluso l’uso automatico del browser. Tale approccio si avvicina a una forma di meta-cognizione applicata, in cui l’intelligenza artificiale non si limita a risolvere problemi ma è anche capace di pianificare consapevolmente il modo in cui affrontarli.

Critiche, limiti e prime controversie

Naturalmente, non mancano le critiche e le problematiche. Alcuni osservatori fanno notare che Manus si basa su modelli esistenti, come quelli di Anthropic (Claude) o Alibaba (Qwen), e che la sua originalità risiede più nell’ingegneria d’integrazione che nello sviluppo di tecnologie di base. Altri segnalano limiti nelle performance, come episodi di latenza, instabilità o generazione di contenuti non accurati in determinati contesti. La scelta di limitare l’accesso alla piattaforma attraverso un sistema a inviti, unita a risorse server inizialmente ridotte, ha inoltre dato origine a dinamiche speculative: i codici d’accesso sono stati rivenduti a cifre elevate, contribuendo a creare un’attesa difficile da gestire nel lungo termine.

Neurality: AI e controllo qualità

Neurality: Rivoluzione nel Controllo Qualità Industriale attraverso l’IA

L’intelligenza artificiale sta trasformando radicalmente il settore del controllo qualità industriale, superando i limiti delle tradizionali ispezioni manuali. In questo contesto innovativo emerge Neurality, una promettente realtà italiana che sta ridefinendo gli standard di questo settore cruciale.

Origini e visione innovativa

Nata nel 2018 a Rimini, Neurality ha sviluppato un approccio pionieristico all’automazione delle ispezioni visive industriali. L’azienda ha individuato una necessità fondamentale del mercato: sostituire i metodi convenzionali, spesso imprecisi e lenti, con soluzioni tecnologicamente avanzate basate sull’intelligenza artificiale.

La filosofia di Neurality si basa su tre principi fondamentali:

  1. Versatilità applicativa – Le soluzioni sviluppate si adattano perfettamente a molteplici contesti industriali, dal settore manifatturiero a quello agroalimentare, fino al tessile
  2. Compatibilità tecnologica – Un punto di forza distintivo è la capacità di integrarsi con i sistemi di acquisizione immagini preesistenti, eliminando la necessità di investimenti hardware aggiuntivi
  3. Implementazione rapida – Il sistema richiede un numero sorprendentemente limitato di campioni per avviare il processo di apprendimento automatico

Impatto sui settori industriali

L’impatto delle tecnologie Neurality si estende attraverso diversi ambiti produttivi:

Nel comparto manifatturiero, la piattaforma ha rivoluzionato l’ispezione automatizzata di componenti e prodotti finiti, garantendo standard qualitativi elevati e costanti.

Per il settore agroalimentare, i sistemi di visione artificiale assicurano l’individuazione tempestiva di anomalie potenzialmente dannose per la sicurezza alimentare.

L’industria tessile beneficia dell’ispezione avanzata di materiali e finiture, con un livello di precisione impossibile da raggiungere con i metodi tradizionali.

Prospettive di sviluppo

Il percorso di crescita di Neurality appare promettente. La startup ha già ottenuto importanti riconoscimenti nel panorama dell’innovazione tecnologica italiana, attirando l’attenzione di investitori e programmi di accelerazione.

La continua espansione dell’azienda in nuovi settori industriali testimonia la validità del suo approccio rivoluzionario, destinato a stabilire nuovi paradigmi nel controllo qualità automatizzato.

Neurality rappresenta quindi un caso esemplare di come l’innovazione tecnologica italiana possa rispondere efficacemente alle sfide industriali contemporanee, combinando competenze avanzate in intelligenza artificiale con una profonda comprensione delle esigenze produttive reali.

AIKO: spazio e AI in Italia

Nata a Torino nel 2017 per iniziativa di Lorenzo Feruglio, AIKO è una startup deep-tech specializzata nello sviluppo di software basati sull’intelligenza artificiale per l’autonomia operativa dei satelliti. L’obiettivo è ridurre l’intervento umano nelle missioni spaziali, migliorando l’efficienza e la sicurezza dei sistemi orbitali.

Tecnologie di AIKO per lo spazio autonomo

L’automazione è una priorità per il settore aerospaziale, e AIKO ha sviluppato una serie di soluzioni software avanzate che sfruttano il machine learning per ottimizzare la gestione delle missioni.

orbital_OLIVER: gestione intelligente delle operazioni satellitari

Questa piattaforma software permette ai satelliti di prendere decisioni autonome, riducendo la necessità di comunicazioni con la Terra. Utilizzando algoritmi avanzati di intelligenza artificiale, orbital_OLIVER è in grado di coordinare manovre orbitali, evitare collisioni e ottimizzare il consumo energetico.

gifted_GENE: monitoraggio predittivo e prevenzione guasti

Per garantire la massima efficienza dei satelliti, gifted_GENE analizza in tempo reale lo stato di salute dei sistemi a bordo, individuando eventuali anomalie e prevenendo malfunzionamenti. Questa tecnologia consente di allungare la vita operativa dei satelliti e di ridurre i costi di gestione.

clear_CHARLES e clear_CHLOE: elaborazione dei dati a bordo

AIKO ha sviluppato due soluzioni dedicate all’analisi autonoma dei dati satellitari:

  • clear_CHARLES: ottimizzato per payload passivi, consente un’elaborazione avanzata di immagini e dati scientifici.
  • clear_CHLOE: progettato per payload attivi, permette un trattamento più efficiente delle informazioni raccolte da strumenti di bordo complessi.

Queste tecnologie aumentano la capacità di risposta dei satelliti in situazioni critiche, migliorano la gestione delle informazioni e ottimizzano la trasmissione dei dati a Terra.

Crescita finanziaria e opportunità di mercato

AIKO ha raccolto oltre 7 milioni di euro in investimenti, con un recente round di Serie A da 3,5 milioni guidato da Deep Blue Ventures e Primo Ventures. Nel 2025, il Club degli Investitori ha contribuito con ulteriori 520.000 euro per accelerare l’espansione dell’azienda nei mercati internazionali.

Secondo le previsioni di Euroconsult, il mercato globale dei satelliti raggiungerà i 507 miliardi di dollari entro il 2030, con una crescita annua del 7,1%. In questo scenario, l’approccio innovativo di AIKO risponde alla crescente richiesta di automazione nelle missioni spaziali, posizionandola tra le aziende più promettenti del settore.

Espansione internazionale e prospettive future

AIKO conta attualmente 40 dipendenti e prevede di espandere il team fino a 70 unità nei prossimi due anni. Oltre alla sede principale di Torino, ha aperto un ufficio strategico a Tolosa, in Francia, uno dei principali hub dell’industria aerospaziale europea.

I prossimi passi dell’azienda includono il consolidamento delle attività in Francia e l’ingresso nel mercato statunitense, con l’obiettivo di affermarsi come leader globale nell’applicazione dell’intelligenza artificiale alle missioni spaziali.

AIKO e il futuro dell’automazione spaziale

L’uso dell’intelligenza artificiale nelle missioni spaziali rappresenta una svolta per l’intero settore. Con le sue tecnologie avanzate, AIKO punta a rivoluzionare la gestione autonoma dei satelliti, migliorando l’affidabilità, riducendo i costi e aprendo nuove possibilità per l’esplorazione e l’utilizzo dello spazio.

DeepSeek: la situazione

Nelle ultime settimane sono circolate numerose notizie e si è creata confusione attorno alla nuova intelligenza artificiale cinese. Si tratta davvero di una svolta rivoluzionaria in termini di costi, capace di destare preoccupazioni tra le aziende americane?
In realtà, le informazioni sulle origini di questa AI sono scarse, poiché la Cina tende a mantenere riservati molti dettagli. Ciò che è certo è che, a gennaio, l’azienda ha messo a disposizione del pubblico il suo primo modello.
L’aspetto che ha impressionato il mondo tecnologico è stato vedere un modello così sofisticato, con codice open source, in grado di competere con i grandi nomi americani. La versione R1, infatti, produce output comparabili a quelli del celebre e costoso ChatGPT.
Questo sviluppo ha fatto scendere in picchiata i titoli legati all’intelligenza artificiale negli Stati Uniti, con NVIDIA che è stata la prima a risentirne, dato che, a causa delle restrizioni sull’ultima tecnologia americana, i cinesi hanno fatto ricorso a hardware più vecchio e meno potente.

La questione costi
Uno degli elementi più discussi riguarda l’investimento necessario per l’infrastruttura: l’azienda sostiene che l’intero impianto sia costato 6 milioni di dollari, cifra decisamente inferiore a quella dichiarata per ChatGPT. Tuttavia, come spesso accade con notizie provenienti dalla Cina, la realtà potrebbe essere diversa.
Un report di SemiAnalysis suggerisce infatti che il costo reale si aggiri intorno a 1,3 miliardi di dollari.
Un aspetto particolarmente interessante è la struttura organizzativa di DeepSeek, che sembra essere molto più snella rispetto ai competitor americani, con investimenti maggiormente concentrati sui data center piuttosto che sul personale.

Come funziona DeepSeek?
DeepSeek si differenzia dai suoi rivali grazie a un’architettura ottimizzata, capace di ridurre il consumo di memoria e, di conseguenza, abbassare i costi operativi. Il modello R1 rientra nella categoria dei “reasoning models”, ovvero sistemi che simulano il ragionamento umano in maniera progressiva, migliorando la qualità delle risposte in situazioni di problem solving complesse.
Secondo le dichiarazioni dell’azienda, R1 è stato progettato per eccellere in compiti legati alla matematica e alla programmazione, competendo con il modello O1 di OpenAI, ma operando con un hardware molto meno avanzato. Questo risultato è stato raggiunto grazie all’utilizzo di una combinazione di chip Nvidia A100 – ufficialmente vietati in Cina dal 2022 – e hardware più economico, ma ottimizzato per il training di modelli avanzati.

Un’innovazione tecnologica o un’abile strategia?
L’annuncio di DeepSeek ha acceso un vivace dibattito all’interno della comunità tecnologica internazionale. La capacità di sviluppare un modello così competitivo con risorse apparentemente limitate ha sollevato interrogativi sulla reale entità degli investimenti e sull’efficienza dell’infrastruttura adottata.
Alcuni analisti ritengono che il successo di DeepSeek non derivi unicamente dall’ottimizzazione del codice, ma anche da un approccio più flessibile alla gestione dell’infrastruttura computazionale. L’azienda avrebbe infatti investito in maniera significativa in data center specializzati, riducendo al minimo i costi per il personale e ottimizzando i processi di training grazie a algoritmi più efficienti.

L’impatto geopolitico di DeepSeek
L’ascesa di DeepSeek non riguarda solamente la sfera tecnologica, ma assume anche una valenza geopolitica. Il modello rappresenta una sfida evidente all’egemonia statunitense nel settore dell’intelligenza artificiale, dimostrando che la Cina è in grado di sviluppare soluzioni avanzate nonostante le restrizioni imposte dagli Stati Uniti sulle tecnologie di punta.
Il governo cinese ha accolto con entusiasmo questo progresso, considerandolo un passo fondamentale verso l’autosufficienza tecnologica. Al contempo, paesi come l’Australia e l’Italia hanno manifestato preoccupazioni per quanto riguarda la gestione dei dati degli utenti, arrivando a vietare l’uso del sistema su dispositivi governativi per motivi di sicurezza nazionale.

Il futuro di DeepSeek
Il successo di DeepSeek ha messo in allarme le grandi aziende tecnologiche americane, costrette ora a confrontarsi con un nuovo concorrente in grado di offrire soluzioni AI performanti a basso costo. Rimangono, però, numerosi dubbi sulla sostenibilità del modello di business adottato e sulla capacità dell’azienda di mantenere un ritmo costante di innovazione nel tempo.
Una cosa è certa: l’ingresso di DeepSeek ha cambiato le regole del gioco nel settore dell’intelligenza artificiale, aprendo la strada a nuove sfide e opportunità in un mercato sempre più competitivo.

Top aziende tech: dalla 5° alla °1

Oggi concludiamo la nostra analisi con le aziende che occupano le prime cinque posizioni. Per scoprire quelle delle posizioni precedenti, clicca qui.

Cubit
Cubit è una società italiana focalizzata su innovazione e sviluppo nel campo delle tecnologie avanzate, con particolare attenzione all’automazione industriale e all’Internet delle Cose (IoT). Nel 2024, ha lanciato soluzioni pionieristiche che hanno potenziato la produttività in diversi settori, favorendo il processo di digitalizzazione delle imprese manifatturiere italiane.

Tra le sue innovazioni, Cubit ha creato un sistema IoT per il controllo in tempo reale delle condizioni operative dei macchinari industriali. Questa tecnologia ha aiutato le aziende a prevedere i guasti e ad adottare strategie preventive di manutenzione, riducendo i tempi morti e aumentando del 15% l’efficienza operativa complessiva.

Tesla
Tesla ha mantenuto la sua leadership nel segmento dei veicoli elettrici, introducendo automobili con maggiore autonomia e sistemi di guida autonoma sempre più avanzati. Inoltre, ha esteso la rete di Supercharger, facilitando la diffusione globale dei veicoli elettrici.

Nel 2024, Tesla ha presentato il “Model Z”, un’auto elettrica capace di percorrere fino a 800 km con una singola carica e dotata di guida autonoma di livello 4. Questo nuovo modello ha stabilito un nuovo standard nel settore, combinando prestazioni eccezionali con un’esperienza di guida rivoluzionaria.

Perplexity AI
Perplexity AI, startup innovativa nel settore dei motori di ricerca basati sull’intelligenza artificiale generativa, ha registrato una crescita notevole nel 2024. Con un finanziamento di 500 milioni di dollari, l’azienda ha raggiunto una valutazione di circa 8 miliardi di dollari. La sua piattaforma si distingue per la capacità di offrire risposte sintetizzate in tempo reale, superando i limiti dei motori di ricerca tradizionali.

La società ha implementato un motore di ricerca conversazionale che sfrutta avanzati modelli linguistici per fornire risposte precise e contestualizzate, migliorando l’esperienza degli utenti e riducendo i tempi necessari per ottenere informazioni rilevanti.

OpenAI
OpenAI ha continuato a essere un pioniere nel campo dell’intelligenza artificiale, sviluppando modelli linguistici sempre più sofisticati. Ha ottenuto 6,6 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti, raggiungendo una valutazione di 157 miliardi di dollari, che saranno impiegati per sostenere la ricerca e potenziare la capacità delle sue infrastrutture.

Nel 2024, OpenAI ha introdotto “Sora”, una piattaforma di generazione video basata su IA, che consente agli utenti di creare video realistici partendo da semplici input testuali. Questa innovazione ha trasformato il settore dei media, rendendo possibile la produzione rapida di contenuti video personalizzati per scopi di marketing, istruzione e intrattenimento.

NVIDIA
NVIDIA, leader nella produzione di processori grafici (GPU), ha consolidato il suo ruolo di protagonista nel settore dell’intelligenza artificiale nel 2024. Le sue GPU, indispensabili per l’addestramento e l’esecuzione di modelli di IA avanzati, hanno reso l’azienda un partner strategico per molte realtà tecnologiche. La sua capitalizzazione di mercato ha superato i 2.500 miliardi di dollari, segnalando la crescente richiesta di soluzioni AI.

NVIDIA ha stretto una collaborazione con Perplexity AI, fornendo le sue GPU H100 Tensor Core per gestire oltre 400 milioni di query al mese. Grazie a questa partnership, Perplexity è stata in grado di offrire risposte rapide e precise agli utenti, dimostrando l’efficacia delle soluzioni hardware NVIDIA nel supportare applicazioni di intelligenza artificiale su larga scala.

Top aziende tecnologiche nel 2024: dalla 10° alla 6°

Scalapay

Scalapay è una piattaforma di pagamento italiana che permette ai consumatori di suddividere i propri acquisti in tre comode rate mensili senza alcun interesse. Nata in Italia, ha rapidamente ampliato la sua presenza a livello europeo, stringendo collaborazioni con oltre 7.000 negozi fisici e più di 8.000 marchi online.

Nel 2024, Scalapay ha registrato un incremento del 55% nelle operazioni di “compra ora, paga dopo” durante il Black Friday rispetto alla media annuale. Questo dato sottolinea una crescente preferenza dei consumatori per soluzioni di pagamento flessibili.

Inoltre, l’azienda ha avviato una collaborazione con Trustfull per migliorare la sicurezza delle transazioni in Europa, potenziando la prevenzione delle frodi a vantaggio degli utenti.

Grazie a queste iniziative, Scalapay si è affermata come un protagonista di spicco nel settore dei pagamenti dilazionati, offrendo strumenti innovativi sia ai consumatori che ai commercianti.

Neuralink

Neuralink, fondata da Elon Musk, è una società che sviluppa interfacce cervello-computer con l’obiettivo di supportare persone con disabilità neurologiche. Nel 2024, ha realizzato il primo impianto cerebrale umano, segnando un importante progresso nell’integrazione tra mente umana e tecnologia.

L’azienda ha avviato uno studio di fattibilità per testare la sicurezza del suo dispositivo cerebrale wireless e del robot chirurgico associato. L’obiettivo è offrire un’interfaccia altamente performante per migliorare il controllo di dispositivi digitali da parte di persone con paralisi.

Questi progressi rappresentano un passo avanti significativo verso l’evoluzione tecnologica nel campo delle disabilità neurologiche con ampie prospettive di miglioramento nel futuro.

Anthropic

Anthropic è un’azienda impegnata nella ricerca sull’intelligenza artificiale, con un focus sulla sicurezza e sull’affidabilità dei sistemi AI. Nel 2024, ha introdotto strumenti avanzati per automatizzare attività complesse, consentendo all’intelligenza artificiale di utilizzare mouse e tastiera per eseguire operazioni elaborate.

Anthropic ha lanciato una funzionalità innovativa che permette agli sviluppatori di creare agenti AI personalizzati tramite il modello Claude. Questi agenti possono interfacciarsi con qualsiasi API esterna, rendendo possibile la realizzazione di soluzioni su misura, come assistenti per la gestione delle email o bot per l’acquisto online.

Up2You

Up2You è una startup italiana specializzata in soluzioni tecnologiche per la sostenibilità ambientale. Nel 2024, ha concluso con successo un round di finanziamento da 3.5 milioni di euro, guidato da Azimut, per ampliare la propria offerta di strumenti digitali dedicati alla sostenibilità.

La società ha sviluppato una piattaforma che permette alle aziende di calcolare, monitorare e ridurre le proprie emissioni di CO₂, oltre a compensarle attraverso progetti certificati di riforestazione e fonti di energia rinnovabile. Questo approccio favorisce l’adozione di pratiche aziendali più responsabili dal punto di vista ambientale.

SpaceX

SpaceX ha raggiunto una valutazione di 350 miliardi di dollari, raddoppiando il suo valore nell’arco di un solo anno. L’azienda continua a innovare nel campo dei lanci spaziali, riducendo i costi e rendendo lo spazio più accessibile.

Nel 2024, SpaceX ha completato con successo la missione “Lunar Gateway”, consegnando moduli fondamentali per la stazione spaziale lunare della NASA. Questo risultato rappresenta un passo cruciale verso una presenza umana sostenibile sulla Luna. Ulteriori sviluppi significativi sono attesi nel 2025.

I trend del 2024

Il 2024 si appresta a concludersi e, tra i numerosi temi che l’hanno segnato, tre hanno senza dubbio dominato la scena. Li affrontiamo qui in un unico articolo.

1# La sostenibilità al centro
Microsoft, come altri colossi tecnologici, mira a diventare carbon neutral entro il 2030. Nel corso di quest’anno ha compiuto un notevole passo in questa direzione grazie a un ingente investimento, circa 10 miliardi di dollari, destinato a produrre oltre 10 gigawatt di energia pulita. Inoltre, l’azienda sta studiando l’uso dell’intelligenza artificiale all’interno dei processi aziendali per ridurre il consumo energetico.

Google, lo scorso ottobre, ha reso noto di aver siglato un accordo con Kairos Power per la realizzazione di piccoli reattori nucleari che alimenteranno i propri data center sul territorio statunitense. Il primo impianto, con una capacità stimata intorno ai 500MW, dovrebbe essere operativo entro il 2030. Anche Amazon sta percorrendo la stessa strada, puntando anch’essa sul nucleare.

#2 AI sempre più raffinata
Nonostante all’interno del settore tecnologico siano stati sollevati timori riguardo all’impatto che l’AI generativa potrebbe avere, le aziende non smettono di investire, e le soluzioni continuano a evolversi rapidamente.

OpenAI ha presentato il nuovo modello 1o, la cui principale caratteristica è la capacità di “ragionare” in modo più approfondito prima di eseguire un compito. Nel frattempo, la società prosegue lo sviluppo della versione 5 dell’ormai celebre ChatGPT, che dovrebbe arrivare entro il 2025. Tuttavia, non tutto è filato liscio sul fronte delle risorse umane: alcune figure di rilievo, fra cui Mila Murati e Miles Brundage, hanno infatti abbandonato l’azienda.

Anthropic, intanto, ha accolto alcuni ex dipendenti di OpenAI, preoccupati dalla rapidità con cui la tecnologia si sta evolvendo e, a loro avviso, troppo poco attenta alle implicazioni etiche. Il loro prodotto di punta, Claude, ha guadagnato terreno trovando un gruppo di utenti che lo impiegano al fianco o in alternativa a ChatGPT. Le sue funzionalità continuano a crescere, ma in modo più prudente rispetto ad altri concorrenti, con l’obiettivo di limitare al massimo i potenziali rischi.

#3 Robotica domestica
Elon Musk ha presentato pubblicamente Optimus, un progetto ambizioso che punta a cambiare radicalmente il campo della robotica. L’intenzione è quella di creare un robot capace di affiancare l’uomo in ogni attività quotidiana. Grazie a mani in grado di riprodurre con buona fedeltà quelle umane, potrebbe rivelarsi un importante supporto anche per le persone anziane.

Secondo il miliardario, il lancio effettivo potrebbe avvenire entro il 2026, a patto di disporre della potenza di calcolo necessaria per gestire l’enorme mole di dati richiesta.

GUI: dove ci troviamo e dove stiamo andando

Gli ultimi vent’anni

All’inizio del nuovo millennio, le interfacce grafiche utente (GUI) erano il punto di riferimento nel panorama tecnologico. Caratterizzate da elementi come finestre, icone e menu, permettevano la navigazione principalmente tramite dispositivi come mouse e touchpad.
Con la diffusione di smartphone e tablet, si è assistito a un cambiamento significativo verso le interfacce touchscreen, offrendo modalità di interazione più dirette e intuitive. Lo scorrimento di una pagina è diventato un semplice gesto del pollice, mentre il “clic” è stato rimpiazzato dal “tap”. Anche i computer dotati di schermi touch consentono oggi un approccio simile.
Parallelamente, l’avvento di assistenti vocali come Siri e Alexa ha reso popolari le interfacce vocali (VUI), consentendo agli utenti di controllare i dispositivi con semplici comandi vocali.


Le interfacce oggi

Il panorama attuale delle interfacce è estremamente diversificato. Sebbene i sistemi operativi tradizionali rimangano ancorati al concetto di file, cartelle e navigazione tramite mouse e tastiera, il tempo trascorso online ci espone a interfacce più innovative:

  • Interfacce conversazionali: con strumenti come ChatGPT, l’uso di interazioni basate sul linguaggio naturale, sia scritto che vocale, sta crescendo. Questi sistemi simulano una conversazione umana, rendendo l’interazione più semplice e immediata.
    Interfacce Conversazionali
  • Interfacce basate su gesti: sfruttano movimenti del corpo o delle mani per interagire con il software, come accade in molte applicazioni di realtà virtuale e realtà aumentata. Un esempio recente è il Vision Pro di Apple, che consente di eseguire comandi tramite gesti specifici.
  • Interfacce naturali (NUI): progettate per rendere l’interazione più spontanea e intuitiva possibile, utilizzano input come movimenti, gesti e comandi vocali, eliminando spesso la necessità di mouse o tastiere. Gli smartphone moderni, ad esempio, permettono di eseguire azioni rapide attraverso gesti semplici.
    Interfacce Naturali

Differenze principali

Le interfacce contemporanee si distinguono per la capacità di offrire interazioni più immediate rispetto alle tradizionali GUI. Le interfacce conversazionali eliminano la necessità di imparare comandi complessi, favorendo una comunicazione più fluida grazie al linguaggio naturale. D’altra parte, le interfacce basate su gesti e le NUI eliminano la dipendenza da strumenti fisici, offrendo un’esperienza di utilizzo immersiva e intuitiva.


Uno sguardo al futuro

Il futuro delle interfacce si preannuncia ricco di sviluppi innovativi.

  • Personalizzazione grazie all’AI: l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il design delle UI, adattando dinamicamente layout e contenuti alle preferenze e ai comportamenti degli utenti. Ad esempio, le interfacce potrebbero evolversi in tempo reale per offrire esperienze sempre più intuitive e personalizzate. Il design generativo, supportato dall’AI, sta già aiutando designer a ottimizzare flussi di lavoro attraverso creazione automatica di layout e contenuti.

L’interazione futura: occhiali e segnali neurali?

Tra le innovazioni più promettenti ci sono le interfacce basate su gesti avanzati e segnali neurali. Ad esempio, Meta sta sviluppando gli occhiali AR “Orion”, controllati tramite una interfaccia neurale da polso. Questi dispositivi potrebbero permettere agli utenti di interagire con il mondo digitale attraverso movimenti o addirittura pensieri, aprendo nuove possibilità per un’interazione uomo-macchina più fluida e naturale.

Le interfacce hanno cambiato i software

All’inizio dell’informatica, l’idea di un’interfaccia grafica per i software era lontana dalla realtà. L’interazione con i computer avveniva attraverso righe di codice inserite direttamente dal prompt dei comandi, permettendo agli utenti di ottenere i risultati desiderati. Con il tempo, però, qualcosa è cambiato, rivoluzionando il modo in cui le persone utilizzano la tecnologia. Questo è il racconto di come sono nate e si sono evolute le interfacce grafiche.

Anni ’50: informatica per una ristretta élite

In quei tempi, l’idea di scrivere comandi testuali poteva essere intimorente per molti. L’informatica era agli albori ed era impiegata quasi esclusivamente per scopi di ricerca. I computer erano strumenti riservati a tecnici e scienziati, figure altamente specializzate che avevano le competenze necessarie per interagire con queste complesse macchine.

Per immaginare come fosse utilizzare un computer negli anni ’50, si potrebbe aprire il prompt dei comandi su Windows o il Terminale su macOS o Linux. Quell’esperienza rappresenta una versione moderna di ciò che allora era l’unico modo per comunicare con un computer.

Il Cambiamento: nasce l’idea di interfaccia grafica

Le prime interfacce grafiche sono associate a nomi come Xerox e Apple, ma c’è un altro personaggio meno conosciuto che ha gettato le fondamenta di questa rivoluzione: Vannevar Bush. Negli anni ’40, Bush teorizzò un dispositivo chiamato Memex, che avrebbe permesso di utilizzare i computer in modo simile ai moderni sistemi grafici. Questa idea venne ripresa successivamente da Douglas Engelbart, che pose altre pietre miliari teoriche verso l’invenzione delle GUI.

Questi concetti rappresentarono la base su cui venne costruita una nuova visione del rapporto tra uomo e macchina. Negli anni ’70, Xerox sviluppò un’interfaccia grafica che si distinse per la sua innovatività, introducendo un approccio completamente nuovo all’interazione con i computer.

L’informatica si apre ai consumatori

Negli anni ’80, l’informatica iniziò a diventare più accessibile anche a persone senza competenze tecniche. Xerox continuò a perfezionare la sua interfaccia grafica, ma l’uso restava piuttosto limitato. La vera svolta arrivò con il lancio del Lisa di Apple, un computer che prese ispirazione dai progetti di Xerox. Steve Jobs stesso, durante una visita al centro di ricerca Xerox a Palo Alto, colse l’opportunità di incorporare e migliorare le loro idee.

Grazie al Lisa, l’utente poteva interagire con finestre e programmi utilizzando un mouse a un solo tasto. Con un doppio clic, era possibile avviare un’applicazione. Nonostante oggi questa interfaccia possa sembrare rudimentale, rappresentò un cambiamento epocale nel modo in cui le persone percepivano i computer.

Nel decennio successivo, anche Microsoft entrò in gioco con il suo sistema operativo Windows, che introdusse una GUI più strutturata. Questo design divenne iconico e contribuì a rendere i computer più pratici e diffusi.

L’Arrivo di Mac OS X

Apple continuò a guidare l’innovazione nel campo delle interfacce grafiche. Nel 2001, lanciò il Mac OS X, che introdusse una nuova estetica per il sistema operativo dei Mac. Tra le caratteristiche distintive vi era la barra inferiore, che permetteva agli utenti di accedere rapidamente alle applicazioni più utilizzate. Da allora, i miglioramenti sono stati perlopiù incrementali, volti a perfezionare un sistema già efficiente piuttosto che rivoluzionarlo.

L’Influenza degli Smartphone

Negli anni successivi, l’avvento degli smartphone ebbe un impatto significativo anche sulle interfacce grafiche dei sistemi desktop. Il concetto di design responsivo, che oggi consideriamo scontato, divenne fondamentale con la diffusione dei dispositivi mobili. Grazie a questa innovazione, le interfacce grafiche iniziarono ad adattarsi automaticamente alle diverse dimensioni degli schermi.

Inoltre, i sistemi operativi desktop adottarono sempre più caratteristiche ispirate agli smartphone per rendere l’esperienza utente più intuitiva e pratica. Questo cambiamento è evidente nelle interfacce moderne, che uniscono funzionalità avanzate e semplicità d’uso, soddisfacendo le esigenze di un pubblico sempre più vasto.