Batterie al litio: storia e futuro

Nel corso dei decenni, il litio ha assunto un ruolo cruciale nello sviluppo tecnologico moderno. Molti degli oggetti che fanno parte della nostra vita quotidiana, come dispositivi elettronici portatili, devono il loro funzionamento alle batterie al litio. Ma da dove proviene questo elemento essenziale?

Un’invenzione che attraversa il tempo

La tecnologia delle batterie agli ioni di litio ha radici profonde nel passato. Le prime ricerche su questa innovazione risalgono agli anni Sessanta del Novecento, sebbene all’epoca fossero ancora principalmente di natura teorica e prive di scopi commerciali. Fu solo tra il 1974 e il 1976 che Jürgen Otto Besenhard propose la costruzione delle prime batterie agli ioni di litio. Tuttavia, queste prime batterie avevano una vita estremamente limitata a causa della mancanza di un elettrolita efficace per prevenire problemi come la decomposizione e la corrosione dei componenti.

La strada verso la commercializzazione era lunga, richiedendo circa altri quindici anni di ricerche e sviluppo per creare batterie efficienti che potessero essere introdotte sul mercato. La priorità era evitare di commercializzare prodotti con una breve durata e costi proibitivi.

La svolta commerciale e il cambio di paradigma

Nel 1991, Sony presentò la prima batteria agli ioni di litio, segnando l’inizio di un’epoca in cui dispositivi ricaricabili divennero diffusi in molteplici settori. Ad esempio, la console portatile Game Boy di Nintendo rappresentò una rivoluzione, consentendo ai giocatori di godersi i videogiochi in mobilità senza essere vincolati alla console domestica.

Nel settore della produzione, strumenti come trapani e seghe circolari divennero dotati di batterie al litio ricaricabili, rivoluzionando il concetto di portabilità dei prodotti.

La rivoluzione elettrica nell’automotive

Le batterie al litio hanno rivoluzionato anche l’industria automobilistica. A partire dal 2008, con il lancio del Tesla Roadster, il settore delle auto elettriche ha conosciuto una crescita straordinaria. La transizione ecologica europea ha accelerato questa tendenza, spingendo i produttori a conformarsi alle normative ambientali.

Produzione globale delle batterie al Litio

Le batterie al litio vengono prodotte principalmente in Giappone, Cina e Corea del Sud, con una predominanza asiatica nei volumi di produzione. Tuttavia, il Covid-19 ha messo in luce la necessità di ridurre le catene di approvvigionamento per far fronte a crisi e interruzioni della produzione. In questo contesto, si sta assistendo a un riavvicinamento della produzione di settori strategici all’Occidente.

La Gran Bretagna ha recentemente approvato la costruzione di una raffineria di litio, un passo importante per garantire la stabilità della produzione delle batterie. L’azienda responsabile si è impegnata a ridurre l’inquinamento, un aspetto rilevante nella produzione del litio.

Prospettive

Il litio ha dimostrato di essere un elemento cruciale nello sviluppo tecnologico moderno, rivoluzionando numerosi settori, dall’elettronica di consumo all’industria automobilistica. La sua produzione, sebbene originariamente concentrata in Asia, sta subendo cambiamenti significativi per garantire la stabilità e l’efficienza delle catene di approvvigionamento globali.

TSMC: nuovo impianto in Europa

Da pochi giorni è giunta la notizia a conferma del progetto di TSMC, il rinomato produttore taiwanese di microchip, riguardante la realizzazione del suo primo impianto produttivo su suolo europeo. Ma qual è il motivo sottostante l’importanza dei microchip nell’attuale panorama mondiale?

Il Nuovo Oro Nero: l’Importanza dei Microchip

Ma perché i microchip rivestono un ruolo così cruciale ai giorni nostri? Il settore dell’informatica ha attraversato un’evoluzione fulminea negli ultimi cinquant’anni: partendo dai mastodontici mainframe che occupavano intere stanze, siamo giunti rapidamente alla diffusione dei computer nelle abitazioni. Tutto ciò sembrava essere la norma fino ai primi anni del nuovo millennio, quando sono entrati in scena gli iPod e una varietà di altri dispositivi che hanno introdotto i microchip nelle tasche di ciascuno di noi.

La fase di miniaturizzazione: sempre più piccoli, sempre più potenti

Il progresso nella capacità di calcolo dei processori è spesso stato accompagnato da una corsa verso la miniaturizzazione dei componenti, mirando a ottenere maggiore efficienza energetica e potenza ulteriore. Pensate solo che le CPU che venivano montate sui PC nei primi anni del 2000, come i Pentium IV sviluppati da Intel, erano realizzate con un processo produttivo a 180 nanometri, mentre oggi siamo arrivati ad appena 4 nanometri.

Molti dispositivi, molte unità di calcolo

Ma quanti microchip vengono prodotti in tutto il mondo? Parlando di un fenomeno senza fornire numeri concreti, rischiamo di non catturare appieno la situazione attuale. L’industria dei microchip sta vivendo una crescita costante e solo nel 2021 sono stati venduti oltre mille miliardi di microchip. Questo dato rappresenta in modo chiaro l’importanza strategica che i microchip hanno assunto nella realtà odierna.

Cina-USA: variazioni politiche e nuove strategie

Gli ultimi anni hanno visto una recrudescenza delle tensioni politiche tra Cina e Stati Uniti, portando a un’inversione di rotta rispetto a quanto si era sviluppato negli anni 2000. L’attuale tendenza sembra essere quella di ridefinire le direzioni prese nelle decadi precedenti. Gli Stati Uniti, in particolare dopo l’emergenza pandemica, hanno riconosciuto l’importanza di ridurre le catene di produzione dei microchip e hanno avviato progetti volti a costruire nuove fabbriche sia in Europa che negli Stati Uniti stessi.

Investimenti di Intel nel Vecchio Continente

Intel ha annunciato piani di investimento multimiliardari in Europa, con l’obiettivo di trasferire circa il venti percento della produzione nel continente europeo. Questa strategia, insieme alla costruzione di nuovi impianti negli Stati Uniti, fa parte di un’ampia visione volta a ridurre l’influenza della Cina nel settore.

TSMC: decidere la delocalizzazione in risposta alle complessità politiche

La scelta di TSMC di realizzare un impianto produttivo in Europa sembra essere una mossa dettata dalla volontà di individuare soluzioni al di fuori dei confini nazionali, considerate le sfide legate ai rapporti con la Cina. La Germania è stata selezionata come sede della prima fabbrica europea, con un investimento totale di circa dieci miliardi di euro, ripartiti tra lo Stato e l’azienda.

Nonostante le preoccupazioni interne riguardo a una possibile diminuzione dell’economia taiwanese dovuta a una tendenza alla delocalizzazione, il colosso ha garantito il mantenimento delle strutture più all’avanguardia all’interno del paese.

Dyson: tanti prototipi prima del mito

Il mondo della pulizia domestica è stato rivoluzionato da un uomo straordinario: James Dyson. Il cammino verso questo risultato non è stato affatto facile e ha richiesto sacrifici e una visione audace. Fin da giovane, Dyson ha dimostrato la sua determinazione, anche grazie alla sua passione per la corsa di resistenza.

La Delusione dell’Aspirapolvere Tradizionale

Verso la fine degli anni settanta, Dyson si è trovato profondamente insoddisfatto dell’aspirapolvere tradizionale che utilizzava in casa. Questo strumento perdeva potenza man mano che si riempiva il sacchetto, causando tempi di pulizia più lunghi. Spinto dalla voglia di trovare una soluzione migliore, Dyson si è avvalso del sostegno finanziario della moglie per creare oltre 5.000 prototipi di un nuovo aspiratore senza sacchetto.

L’Industria Respinge il G-force

Nonostante fosse convinto che il suo modello “G-force” potesse fare la differenza, Dyson si è scontrato con la resistenza dell’industria. Le case produttrici erano preoccupate per la perdita di un business redditizio legato alla vendita di sacchetti per aspirapolvere. Non si è lasciato scoraggiare e ha iniziato a vendere il suo innovativo prodotto in Giappone, ottenendo un successo commerciale e vincendo un premio nel 1991.

La Nascita della Dyson Ltd.

Con il riconoscimento del suo talento, James Dyson ha deciso che era giunto il momento di aprire la propria azienda: la Dyson Ltd. All’inizio, l’azienda aveva solo un sito produttivo, ma le sorti degli aspirapolveri rivoluzionari sembravano destinate a un futuro brillante.

Conquista dell’America e Crescita Esponenziale

Una volta sbarcato negli Stati Uniti, Dyson ha conquistato in pochi anni il 20% del mercato statunitense, ottenendo notevoli profitti che hanno permesso all’azienda di espandere la propria gamma di prodotti. L’aspirapolvere senza sacchetto si è trasformato in un volano di crescita per l’azienda.

Innovazione: La Guida di Dyson

L’innovazione è sempre stata al centro della filosofia di Dyson. Ogni prodotto dell’azienda mira a essere il migliore nella sua categoria, con l’obiettivo di rivoluzionare interi segmenti di mercato. Questo approccio ha portato al successo non solo negli aspirapolvere, ma anche nei purificatori d’aria. Anche se talvolta le innovazioni possono non avere l’impatto previsto, la reputazione di Dyson come “prima della classe” in molti ambiti è indiscutibile.

Il futuro dell’IA

Intelligenza artificiale, presente e futuro di una tecnologia rivoluzionaria.

Espansione dell’IA in Settori Chiave

Secondo gli esperti, il futuro dell’IA vedrà un’ampia diffusione di questa tecnologia in diversi settori. In campo sanitario, l’IA avrà un impatto significativo migliorando la diagnosi e il trattamento delle malattie. Inoltre, nel settore dei trasporti, l’IA rivoluzionerà la guida autonoma riducendo gli incidenti stradali. Anche l’industria manifatturiera sperimenterà un forte impatto grazie all’automazione intelligente che ottimizzerà i processi di produzione.

IA e Collaborazione Uomo-Macchina

Nonostante le preoccupazioni riguardo alla sostituzione dell’uomo da parte delle macchine, gli esperti concordano che il futuro dell’IA sarà caratterizzato dalla collaborazione tra esseri umani e intelligenza artificiale. L’IA si concentrerà sulla complementarità delle competenze, migliorando l’efficienza e la produttività umana. Gli algoritmi intelligenti lavoreranno a stretto contatto con le persone, supportando le decisioni, automatizzando compiti ripetitivi e consentendo una maggiore concentrazione sulle attività creative.

IA ed Etica

L’aspetto etico dell’IA avrà un ruolo sempre più rilevante in futuro. Con la crescente potenza dell’IA, sarà necessario sviluppare regolamenti e norme per garantirne un utilizzo responsabile e sicuro. Gli esperti sottolineano l’importanza di trasparenza, responsabilità e privacy nell’implementazione dell’IA. Saranno necessari sforzi congiunti tra istituzioni, imprese e società civile per garantire che l’IA venga utilizzata per il bene comune.

Intelligenza Artificiale e Personalizzazione

Un altro sviluppo significativo nell’IA riguarda la personalizzazione dei servizi e dei prodotti. Grazie all’IA, le aziende saranno in grado di offrire esperienze personalizzate e mirate, adattando i loro prodotti e servizi alle specifiche esigenze di ciascun individuo. L’IA sarà in grado di analizzare grandi quantità di dati per fornire raccomandazioni intelligenti e consigli personalizzati, migliorando complessivamente l’esperienza del cliente.

IA e Apprendimento Automatico

L’apprendimento automatico (machine learning) è un pilastro fondamentale dell’IA, e il suo futuro è estremamente promettente. Gli algoritmi di apprendimento automatico si svilupperanno ulteriormente, diventando sempre più intelligenti e capaci di apprendere da dati complessi. Ciò porterà a un’IA più sofisticata, in grado di analizzare, interpretare e comprendere il contesto in modo più accurato, aprendo la strada a nuove applicazioni innovative in vari settori.

IA e Risoluzione dei Problemi Globali

Infine, il futuro dell’IA sarà caratterizzato dalla sua utilizzazione per risolvere problemi globali complessi. Grazie alla capacità di elaborare enormi quantità di dati e trarre conclusioni basate su modelli statistici, l’IA potrà essere impiegata nella lotta contro il cambiamento climatico, la gestione delle risorse idriche, la prevenzione delle pandemie e molte altre sfide globali. L’IA fornirà strumenti e analisi fondamentali per prendere decisioni informate e promuovere un futuro sostenibile per il pianeta.

Metodo AGILE: definizione e utilità

Il Metodo AGILE rappresenta un approccio fondamentale per la produzione software nel contesto dell’industria moderna. In questo articolo, esploreremo il significato del Metodo AGILE, la sua origine, come viene impiegato e come può migliorare la produzione. Discuteremo anche di alcuni metodi alternativi all’AGILE per fornire una visione completa delle opzioni disponibili.

Che cosa significa Metodo AGILE?

Il Metodo AGILE è un approccio di gestione dei progetti che si concentra sulla flessibilità, sull’adattabilità e sulla collaborazione. A differenza dei tradizionali metodi di gestione dei progetti, l’AGILE adotta un approccio iterativo e incrementale, suddividendo il lavoro in sprint gestibili. Questi sprint hanno una durata definita e producono risultati tangibili sotto forma di funzionalità software complete o miglioramenti.

Uno dei principali vantaggi del Metodo AGILE è la sua capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti. Rispetto agli approcci tradizionali, che richiedono la definizione completa dei requisiti all’inizio del progetto, l’AGILE permette di rispondere in modo flessibile ai requisiti in evoluzione, rendendo le aziende più agili e reattive nell’ambito dello sviluppo software.

Quando è nato il metodo AGILE?

Il Metodo AGILE ha avuto origine nel 2001, quando un gruppo di esperti di sviluppo software si è riunito e ha redatto il “Manifesto per lo Sviluppo AGILE del Software”. Questo manifesto definisce i principi fondamentali dell’AGILE e ha segnato una svolta nel modo in cui si concepiscono i progetti di sviluppo software.

Prima dell’AGILE, molti progetti adottavano un approccio “a cascata”, in cui le attività venivano svolte in modo sequenziale e i requisiti venivano definiti sin dall’inizio del progetto. Tuttavia, questo approccio spesso portava a ritardi, costi elevati e risultati insoddisfacenti. L’AGILE è emerso come una risposta a tali problemi, offrendo un modo più collaborativo e adattabile di gestire i progetti di sviluppo software.

Come è stato impiegato il metodo AGILE?

Il Metodo AGILE è stato adottato con successo in diversi settori e industrie, incluso il campo della produzione di software gestionali. Le sue principali metodologie di implementazione includono Scrum, Kanban e Lean Software Development.

Scrum è un framework di gestione dei progetti AGILE che si basa sulla suddivisione del lavoro in sprint definiti e su sessioni di pianificazione, revisione e riflessione chiamate “cerimonie”. Scrum promuove il lavoro di squadra, la trasparenza e la comunicazione costante tra i membri del team.

Kanban è un sistema di gestione visuale che utilizza una tavola suddivisa in colonne per rappresentare lo stato di avanzamento dei compiti. Ogni compito è rappresentato da un “post-it” o una carta e può essere spostato attraverso le colonne a seconda del suo stato.

Lean Software Development si basa sui principi del “lean thinking” e mira a eliminare gli sprechi, ottimizzare il flusso di lavoro e migliorare continuamente i processi. Utilizza concetti come il “just-in-time” e il “kaizen” per massimizzare l’efficienza e la qualità.

Come può migliorare il Metodo AGILE la produzione?

Il Metodo AGILE offre numerosi vantaggi per la produzione di software gestionali. Alcune delle sue principali caratteristiche che favoriscono il miglioramento includono:

  • Flessibilità: l’AGILE consente di rispondere rapidamente ai cambiamenti nei requisiti dei clienti o nelle condizioni di mercato, offrendo maggiore adattabilità rispetto ai metodi tradizionali di gestione dei progetti;
  • Riduzione dei rischi: il processo iterativo dell’AGILE consente di individuare e affrontare i problemi precocemente. Inoltre, la comunicazione continua e la collaborazione tra il team riducono i rischi di fraintendimenti o errori costosi;
  • Coinvolgimento del cliente: l’AGILE promuove un coinvolgimento attivo del cliente durante tutto il processo di sviluppo. Ciò consente di ottenere feedback tempestivi e allineare meglio le aspettative del cliente con il risultato finale;
  • Consegne più frequenti: Grazie alla suddivisione del lavoro in sprint, il Metodo AGILE consente di fornire risultati tangibili in tempi più brevi. Ciò significa che il cliente può beneficiare del software gradualmente, anche prima del completamento completo del progetto.

Altri metodi alternativi all’AGILE

Oltre all’AGILE, esistono altri metodi di gestione dei progetti che possono rappresentare valide alternative. Ecco alcuni esempi:

  • Metodo a cascata: questo è l’approccio tradizionale in cui le attività vengono svolte in modo sequenziale, con una fase successiva che inizia solo quando la precedente è completata. Può essere adatto per progetti in cui i requisiti sono chiari fin dall’inizio e non sono previsti cambiamenti significativi;
  • Metodo a V: il metodo a V è una variante del metodo a cascata che pone maggiore enfasi sulle attività di test e verifica. Assicura che ogni fase del progetto venga adeguatamente testata prima di passare alla successiva;
  • Metodo RAD (Rapid Application Development): questo metodo si concentra sulla rapidità di sviluppo e sulla prototipazione iterativa. È particolarmente adatto per progetti in cui i tempi di sviluppo sono molto brevi e il feedback del cliente è fondamentale.

Ducati: storia di una moto italiana

Ducati: una storia di successo

Nel cuore dell’Italia, nel 1926, tre audaci fratelli, Adriano, Bruno e Marcello Ducati, hanno dato vita a una straordinaria avventura italiana: Ducati. Partendo da una radicata passione per l’innovazione tecnologica, i figli di un produttore di radio fondarono la Società Scientifica Radio Brevetti Ducati. Il loro obiettivo era chiaro: produrre componenti elettrici di altissima qualità. Guidati da una visione audace, hanno fatto tesoro della continua ricerca di soluzioni innovative e dell’applicazione di tecnologie all’avanguardia nel settore industriale. Presto, le radio Ducati hanno raggiunto un enorme successo e hanno aperto filiali in tutto il mondo.

Un’ascesa rapida

In soli dieci anni, da una modesta azienda con soli due dipendenti, Ducati è diventata un’imponente realtà con settemila lavoratori. Si sono ampliate le produzioni in vari settori dell’industria mondiale. I premi e l’onore della visita di Guglielmo Marconi hanno sottolineato un periodo d’oro per l’azienda, caratterizzato da una crescita inarrestabile. Per sostenere tale espansione, è stato istituito un corso di istruzione tecnica per formare operai altamente specializzati.

La fine dell’era dei fratelli Ducati

La Seconda Guerra Mondiale ha rappresentato un duro colpo per l’azienda, con la distruzione del sito produttivo di Borgo Panigale. Nonostante le difficoltà, Ducati ha saputo rinascere. Fu presentato il famoso “Cucciolo”, un motore da montare direttamente su una bicicletta che ottenne un grande successo. Tuttavia, nonostante tali sforzi, l’azienda ha iniziato a sperimentare una crisi finanziaria. Sotto l’amministrazione controllata, Ducati è stata divisa e i fratelli Ducati hanno perso il controllo dell’azienda.

I motori: l’asso nella manica

Con l’arrivo dell’Ingegnere Taglioni, Ducati ha fatto il suo ingresso nel mondo delle corse motociclistiche. Grazie al motore “desmodromico”, la casa italiana ha dominato il settore per anni. Questo motore rivoluzionario ha ridotto le rotture meccaniche, offrendo maggiore potenza e affidabilità. Era un’autentica arma segreta.

La crisi degli anni Settanta

Negli anni Settanta, Ducati ha affrontato una sfida senza precedenti. Le motociclette giapponesi si sono affacciate sul mercato europeo, creando notevoli difficoltà. I competitor agguerriti offrivano innovazioni tecnologiche a prezzi concorrenziali.

Un futuro di successi

Oggi, Ducati fa parte del gruppo Volkswagen e continua a produrre motociclette di successo. Nel 2022, l’azienda ha registrato un record di vendite, confermando il suo status di eccellenza nel settore. La storia di Ducati è un affascinante viaggio attraverso la passione e la determinazione italiana, che ha conquistato il cuore degli amanti delle due ruote in tutto il mondo.

Storia del cloud

Negli ultimi anni, la tecnologia cloud è diventata una delle principali forze trainanti dell’innovazione tecnologica. Grazie alla sua capacità di fornire risorse informatiche su richiesta, senza doverle possedere fisicamente, il cloud computing ha rivoluzionato l’industria IT e ha aperto nuove opportunità per aziende e utenti finali.

Ma qual è la storia di questa tecnologia? Lo vediamo in questo articolo.

Arpanet

In origine far dialogare i computer non era affatto una cosa semplice, oggi la diamo per scontata. Agli albori dell’informatica, quando un calcolatore occupava un’intera stanza, condividere le risorse di un computer con un altro era molto complesso. La necessità, però, era pressante e il lavoro portò presto ai primi risultati.

ARPANET (Advanced Research Projects Agency Network) è stata la prima rete di computer a connessione in pacchetti, sviluppata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel 1969. L’obiettivo iniziale era quello di condividere le risorse informatiche tra diversi istituti di ricerca. Successivamente coinvolse università, centri di ricerca e altre organizzazioni. ARPANET rappresentò il precursore di Internet e, ad esempio, l’email inziò ad essere utilizzata proprio in quel periodo. La rete fu attiva fino al 1990, quando fu completamente sostituita da Internet, divenendo una delle più grandi svolte tecnologiche del XX secolo.

Ma il cloud è ancora lontano

Sebbene la Rete iniziasse a diventare una realtà concreta, non era ancora il momento di pensare ad un vero e proprio concetto di Cloud. 

Si iniziò a parlare nel corso degli anni Novanta di diversi concetti alla base del moderno Cloud computing. In particolare quello di “virtualizzazione“, ovvero la creazione di macchine virtuali che possono eseguire diversi sistemi operativi su un singolo server fisico, ha aperto la strada per la creazione di infrastrutture cloud.

Il termine “cloud computing” fu coniato solo nel 2006 da Eric Schmidt, all’epoca CEO di Google, durante una conferenza. Nel 2006 Amazon ha iniziato ad offrire i suoi “AWS”, ovvero Amazon Web Services, ovvero servizi di storage ma non solo. Nello stesso anno Google ha lanciato Google Docs, basato per il momente su fogli di calcolo e documenti di testo e, nel corso degli anni, ampliato. Da quel momento in poi, la tecnologia cloud ha iniziato a diffondersi rapidamente, grazie alla sua capacità di offrire una vasta gamma di servizi informatici (ad esempio storage, elaborazione, analisi dei dati, etc.) su scala globale.

Il presente del Cloud

Oggi, la tecnologia cloud è diventata un elemento essenziale dell’infrastruttura IT di molte aziende, grandi e piccole. Grazie alla possibilità di accedere a risorse informatiche su richiesta e di pagare solo per ciò che si utilizza, le imprese possono ridurre i costi e migliorare l’efficienza. Inoltre, la tecnologia cloud ha aperto la strada a nuove opportunità di business, come ad esempio la creazione di applicazioni per dispositivi mobili, lo sviluppo di soluzioni IoT e la fornitura di servizi di intelligenza artificiale.

Siamo entrati da qualche anno, quindi, nell’era dei software as a service, ovvero di software che si utilizzano prevalentemente online e che non richiedono potenza di calcolo particolare perché essa viene fornita dai server che ospitano il software stesso. Questo ha permesso di utilizzare programmi complessi senza dover fornire le proprie aziende di macchine potentissime, come avveniva un tempo.

Nell’ambito industriale la possibilità di usufruire di software gestionali potenti come Scaccomatto è a tutti gli effetti una svolta in grado di permettere anche a piccole e medie imprese di accedere ai vantaggi tecnologici senza costi insormontabili.

Rinnovabili: sfide e situazione attuale

Rinnovabili futuro e presente

Al G7 di Tokyo si è parlato di una questione che da tempo preme i paesi di tutto il mondo: la transizione verso un modello energetico più sostenibile. In Europa il dibattito sui biocarburanti pareva chiuso ma forse esiste ancora qualche spiraglio.

Biocarburanti: un’opzione da non sottovalutare

L’Italia, che produce biocarburanti, ha espresso la necessità di includere tale fonte nel novero dei combustibili neutri. Questo spingerebbe il settore dell’automotive verso soluzioni più verdi e sostenibili e sarebbe una scelta strategica per il Paese. La questione sembra ora riacquistare vigore, grazie ad un costante dialogo tra l’Europa e il Ministro dell’Ambiente.

I risultati attuali della transizione

Sebbene, a causa di alcune vicende recenti, si siano momentaneamente aumentati i consumi di energia fossile, le previsioni sono incoraggianti per il lungo termine. Si stima, infatti, un aumento della capacità produttiva di energia pulita pari al 75% rispetto all’attuale. La Cina sarà il Paese che contribuirà in modo maggiore a tale espansione, installando circa il 50% della capacità prevista dall’Agenzia Internazionale Energetica. Questa transizione non sarà solo benefica dal punto di vista ambientale, ma sarà anche un modo per rendere i Paesi meno dipendenti energeticamente da altri Stati.

Batterie e materiali: una questione ancora da risolvere

La sfida delle energie rinnovabili non è solo quella di non utilizzare combustibili fossili, ma anche di cercare di non dipendere da altri Paesi per la produzione di materiali essenziali per la loro produzione. Al momento, infatti, molte risorse necessarie alla fabbricazione di pannelli solari e turbine sono provenienti dalla Cina, creando una dipendenza da un altro tipo di fonte energetica. Per questo motivo, l’Europa sta investendo nella creazione di batterie prodotte all’interno dell’Unione, in modo da evitare simili situazioni di dipendenza.

Il gas battuto dalle rinnovabili

Nonostante l’utilizzo di fonti rinnovabili sia ancora in fase di sviluppo, nell’Unione Europea, nel 2022, la quota di produzione di energia rinnovabile ha superato quella del gas, raggiungendo il 22%. Si tratta di un segnale incoraggiante, ma non dobbiamo fermarci a tale risultato: la sfida è quella di continuare a lavorare verso una maggiore sostenibilità nel lungo termine.

Le tendenze digitali del 2023 secondo WeAreSocial

Il report annuale sul mondo digitale di WeAreSocial è finalmente giunto, un documento prezioso per comprendere il progresso del settore non solo in Italia, ma in tutto il mondo.

La connessione mondiale è in costante aumento. Al momento ci sono circa 5,26 miliardi di utenti online, una cifra che riflette la diffusione sempre più capillare di questo mezzo. Tuttavia, è stato registrato un calo del 5% del tempo trascorso online, con una media di venti minuti in meno al giorno rispetto all’anno precedente. Ciò è probabilmente dovuto alla fase di ripresa dalle restrizioni della pandemia da Covid-19, che ci ha fatto tornare ai livelli del 2019.

Ma perché siamo sempre connessi? Le motivazioni sono molteplici: mantenere i contatti con amici lontani, cercare ispirazione per nuove idee e molto altro ancora. Tuttavia, la ragione principale rimane quella alla base di Internet: cercare informazioni.

Internet è ancora considerato lo “scrigno delle risposte”, dove speriamo di trovare una soluzione a qualsiasi problema. Nonostante il passare del tempo, questa rimane la motivazione principale e probabilmente lo sarà per molto tempo ancora.

L’e-commerce, nonostante il periodo di lockdown sia terminato, rimane uno dei metodi preferiti per fare acquisti. Tuttavia, il negozio fisico continua ad essere utilizzato. Anche se bisogna ammettere che, rispetto alla situazione pre-pandemica, le cose sono cambiate. Adesso, le persone sembrano essere più propense ad utilizzare internet anche per acquistare generi alimentari.

La crescita dei social media non si ferma. Infatti, negli ultimi tre anni, il numero di nuovi utenti è aumentato di un miliardo, ma la percentuale di crescita sta diminuendo. L’utente medio trascorre circa 2 ore e mezza al giorno sui social media, il che è il tempo più alto mai registrato. Facebook rimane la piattaforma con il maggior numero di utenti attivi al mese, seguita da Youtube e Instagram.

Enzo Ferrari: imprenditore di successo

Prima o poi il nostro viaggio si sarebbe dovuto fermare in casa Ferrari, ed eccoci qui a parlare di Enzo. Uno degli uomini più influenti nel panorama automobilistico italiano e non solo, con una storia sfaccettata e complessa.

Come tutto ebbe inizio

Enzo Ferrari nacque il 18 febbraio del 1898, l’inverno era stato molto rigido e così c’erano state difficoltà per registrare l’evento. Il padre infatti riuscì a recarsi all’anagrafe soltanto due giorni dopo. In Italia la situazione non era affatto semplice e si attraversava un periodo di transizione. Il piccolo Enzo si appassiona fin dalla tenera età al mondo delle auto, nel 1908 assiste con il padre e il fratello ad una gara, scocca l’amore.

Il continente europeo sta per finire nel baratro della prima guerra mondiale, con un conflitto che porterà morte e distruzione a livelli mai visti prima. Enzo viene chiamato alle armi e rimane colpito dalla famosa febbre gialla mentre suo padre e suo fratello muoiono. Dopo il congedo si trasferisce a Torino.

La velocità come obiettivo

Prima cerca di entrare all’interno della FIAT, all’epoca in forte crescita, ma si trasferirà poi a Milano. Affronta diversi impieghi che non lo soddisfano troppo ma, alla fine, arriva all’Alfa. Prima ha il ruolo di collaudatore, poi arriva il debutto nelle gare ufficiali che lo vedono protagonista.

Durante gli anni Venti la competizione è serrata ma Ferrari riesce a portare in casa Alfa qualche coppa. Un’abilità che va inquadrata nel mondo automobilistico dell’epoca che era molto differente da quello al quale siamo abituati oggi. In parallelo alla sua attività da pilota inizia l’avventura della scuderia Ferrari che correva con auto del gruppo Alfa.

Nel 1931 nasce il primo figlio, Dino, affetto da una grave malattia, la distrofia muscolare, che non gli darà una vita semplice. Nonostante i tentativi di curarlo il figlio verrà a mancare nel 1956.

Nasce la Auto Avio Costruzioni

Durante gli anni il sodalizio sembra migliorare sempre più, infatti la Ferrari mette a punto l’Alfetta, un modello mitico che avrà il merito di portare tanti titoli, diventando uno dei modelli più importanti della storia. L’Alfa decide però di tornare in campo in prima persona e costringe Ferrari a chiudere. Così Enzo diventa direttore ma poco dopo lascerà a causa di divergenze irrimediabili. Nel 1939 fonda la Auto Avio Costruzioni, in attesa di poter usare di nuovo il nome Ferrari.

Durante la seconda guerra mondiale Ferrari non si da per vinto e continua a lavorare nonostante ci siano bombardamenti sempre più frequenti. Intanto tesse relazioni con la concorrenza: Vittorio Stanguellini, specializzato in aerodinamica e Adolfo Orsi di Maserati. 

Ritorna il nome

Lo scorrere del tempo non frena le ambizioni di Enzo che sogna il momento di poter sconfiggere sul circuito l’Alfa. La prima vittoria arriva nel 1951 al GP di Gran Bretagna. Fu il primo di una lunga serie che segnò la crescita della casa rossa e il declino dell’Alfa Romeo.

Non solo vittorie

Purtroppo la storia non è sempre tutta costellata di vittorie, ma a volte bisogna anche fare i conti. In questo caso i conti sono quelli del bilancio che rimangono sempre più appesantiti dall’impegno sportivo della casa. Nel corso del 1963 la società è sempre più indebitata e pare pronta a terminare la sua corsa. Ford sembra pronta ad acquistare il 90% delle quote dell’azienda lasciando il 90% della parte sportiva a Ferrari ma, all’ultimo Enzo fa saltare l’accordo perché non può tollerare che la sua creatura venga data in mano ad altri. Solo nel 1969 sarà costretto a cedere alla FIAT a patto di rimanere al comando nella parte sportiva.