I trend del 2024

Il 2024 si appresta a concludersi e, tra i numerosi temi che l’hanno segnato, tre hanno senza dubbio dominato la scena. Li affrontiamo qui in un unico articolo.

1# La sostenibilità al centro
Microsoft, come altri colossi tecnologici, mira a diventare carbon neutral entro il 2030. Nel corso di quest’anno ha compiuto un notevole passo in questa direzione grazie a un ingente investimento, circa 10 miliardi di dollari, destinato a produrre oltre 10 gigawatt di energia pulita. Inoltre, l’azienda sta studiando l’uso dell’intelligenza artificiale all’interno dei processi aziendali per ridurre il consumo energetico.

Google, lo scorso ottobre, ha reso noto di aver siglato un accordo con Kairos Power per la realizzazione di piccoli reattori nucleari che alimenteranno i propri data center sul territorio statunitense. Il primo impianto, con una capacità stimata intorno ai 500MW, dovrebbe essere operativo entro il 2030. Anche Amazon sta percorrendo la stessa strada, puntando anch’essa sul nucleare.

#2 AI sempre più raffinata
Nonostante all’interno del settore tecnologico siano stati sollevati timori riguardo all’impatto che l’AI generativa potrebbe avere, le aziende non smettono di investire, e le soluzioni continuano a evolversi rapidamente.

OpenAI ha presentato il nuovo modello 1o, la cui principale caratteristica è la capacità di “ragionare” in modo più approfondito prima di eseguire un compito. Nel frattempo, la società prosegue lo sviluppo della versione 5 dell’ormai celebre ChatGPT, che dovrebbe arrivare entro il 2025. Tuttavia, non tutto è filato liscio sul fronte delle risorse umane: alcune figure di rilievo, fra cui Mila Murati e Miles Brundage, hanno infatti abbandonato l’azienda.

Anthropic, intanto, ha accolto alcuni ex dipendenti di OpenAI, preoccupati dalla rapidità con cui la tecnologia si sta evolvendo e, a loro avviso, troppo poco attenta alle implicazioni etiche. Il loro prodotto di punta, Claude, ha guadagnato terreno trovando un gruppo di utenti che lo impiegano al fianco o in alternativa a ChatGPT. Le sue funzionalità continuano a crescere, ma in modo più prudente rispetto ad altri concorrenti, con l’obiettivo di limitare al massimo i potenziali rischi.

#3 Robotica domestica
Elon Musk ha presentato pubblicamente Optimus, un progetto ambizioso che punta a cambiare radicalmente il campo della robotica. L’intenzione è quella di creare un robot capace di affiancare l’uomo in ogni attività quotidiana. Grazie a mani in grado di riprodurre con buona fedeltà quelle umane, potrebbe rivelarsi un importante supporto anche per le persone anziane.

Secondo il miliardario, il lancio effettivo potrebbe avvenire entro il 2026, a patto di disporre della potenza di calcolo necessaria per gestire l’enorme mole di dati richiesta.

GUI: dove ci troviamo e dove stiamo andando

Gli ultimi vent’anni

All’inizio del nuovo millennio, le interfacce grafiche utente (GUI) erano il punto di riferimento nel panorama tecnologico. Caratterizzate da elementi come finestre, icone e menu, permettevano la navigazione principalmente tramite dispositivi come mouse e touchpad.
Con la diffusione di smartphone e tablet, si è assistito a un cambiamento significativo verso le interfacce touchscreen, offrendo modalità di interazione più dirette e intuitive. Lo scorrimento di una pagina è diventato un semplice gesto del pollice, mentre il “clic” è stato rimpiazzato dal “tap”. Anche i computer dotati di schermi touch consentono oggi un approccio simile.
Parallelamente, l’avvento di assistenti vocali come Siri e Alexa ha reso popolari le interfacce vocali (VUI), consentendo agli utenti di controllare i dispositivi con semplici comandi vocali.


Le interfacce oggi

Il panorama attuale delle interfacce è estremamente diversificato. Sebbene i sistemi operativi tradizionali rimangano ancorati al concetto di file, cartelle e navigazione tramite mouse e tastiera, il tempo trascorso online ci espone a interfacce più innovative:

  • Interfacce conversazionali: con strumenti come ChatGPT, l’uso di interazioni basate sul linguaggio naturale, sia scritto che vocale, sta crescendo. Questi sistemi simulano una conversazione umana, rendendo l’interazione più semplice e immediata.
    Interfacce Conversazionali
  • Interfacce basate su gesti: sfruttano movimenti del corpo o delle mani per interagire con il software, come accade in molte applicazioni di realtà virtuale e realtà aumentata. Un esempio recente è il Vision Pro di Apple, che consente di eseguire comandi tramite gesti specifici.
  • Interfacce naturali (NUI): progettate per rendere l’interazione più spontanea e intuitiva possibile, utilizzano input come movimenti, gesti e comandi vocali, eliminando spesso la necessità di mouse o tastiere. Gli smartphone moderni, ad esempio, permettono di eseguire azioni rapide attraverso gesti semplici.
    Interfacce Naturali

Differenze principali

Le interfacce contemporanee si distinguono per la capacità di offrire interazioni più immediate rispetto alle tradizionali GUI. Le interfacce conversazionali eliminano la necessità di imparare comandi complessi, favorendo una comunicazione più fluida grazie al linguaggio naturale. D’altra parte, le interfacce basate su gesti e le NUI eliminano la dipendenza da strumenti fisici, offrendo un’esperienza di utilizzo immersiva e intuitiva.


Uno sguardo al futuro

Il futuro delle interfacce si preannuncia ricco di sviluppi innovativi.

  • Personalizzazione grazie all’AI: l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il design delle UI, adattando dinamicamente layout e contenuti alle preferenze e ai comportamenti degli utenti. Ad esempio, le interfacce potrebbero evolversi in tempo reale per offrire esperienze sempre più intuitive e personalizzate. Il design generativo, supportato dall’AI, sta già aiutando designer a ottimizzare flussi di lavoro attraverso creazione automatica di layout e contenuti.

L’interazione futura: occhiali e segnali neurali?

Tra le innovazioni più promettenti ci sono le interfacce basate su gesti avanzati e segnali neurali. Ad esempio, Meta sta sviluppando gli occhiali AR “Orion”, controllati tramite una interfaccia neurale da polso. Questi dispositivi potrebbero permettere agli utenti di interagire con il mondo digitale attraverso movimenti o addirittura pensieri, aprendo nuove possibilità per un’interazione uomo-macchina più fluida e naturale.

Le interfacce hanno cambiato i software

All’inizio dell’informatica, l’idea di un’interfaccia grafica per i software era lontana dalla realtà. L’interazione con i computer avveniva attraverso righe di codice inserite direttamente dal prompt dei comandi, permettendo agli utenti di ottenere i risultati desiderati. Con il tempo, però, qualcosa è cambiato, rivoluzionando il modo in cui le persone utilizzano la tecnologia. Questo è il racconto di come sono nate e si sono evolute le interfacce grafiche.

Anni ’50: informatica per una ristretta élite

In quei tempi, l’idea di scrivere comandi testuali poteva essere intimorente per molti. L’informatica era agli albori ed era impiegata quasi esclusivamente per scopi di ricerca. I computer erano strumenti riservati a tecnici e scienziati, figure altamente specializzate che avevano le competenze necessarie per interagire con queste complesse macchine.

Per immaginare come fosse utilizzare un computer negli anni ’50, si potrebbe aprire il prompt dei comandi su Windows o il Terminale su macOS o Linux. Quell’esperienza rappresenta una versione moderna di ciò che allora era l’unico modo per comunicare con un computer.

Il Cambiamento: nasce l’idea di interfaccia grafica

Le prime interfacce grafiche sono associate a nomi come Xerox e Apple, ma c’è un altro personaggio meno conosciuto che ha gettato le fondamenta di questa rivoluzione: Vannevar Bush. Negli anni ’40, Bush teorizzò un dispositivo chiamato Memex, che avrebbe permesso di utilizzare i computer in modo simile ai moderni sistemi grafici. Questa idea venne ripresa successivamente da Douglas Engelbart, che pose altre pietre miliari teoriche verso l’invenzione delle GUI.

Questi concetti rappresentarono la base su cui venne costruita una nuova visione del rapporto tra uomo e macchina. Negli anni ’70, Xerox sviluppò un’interfaccia grafica che si distinse per la sua innovatività, introducendo un approccio completamente nuovo all’interazione con i computer.

L’informatica si apre ai consumatori

Negli anni ’80, l’informatica iniziò a diventare più accessibile anche a persone senza competenze tecniche. Xerox continuò a perfezionare la sua interfaccia grafica, ma l’uso restava piuttosto limitato. La vera svolta arrivò con il lancio del Lisa di Apple, un computer che prese ispirazione dai progetti di Xerox. Steve Jobs stesso, durante una visita al centro di ricerca Xerox a Palo Alto, colse l’opportunità di incorporare e migliorare le loro idee.

Grazie al Lisa, l’utente poteva interagire con finestre e programmi utilizzando un mouse a un solo tasto. Con un doppio clic, era possibile avviare un’applicazione. Nonostante oggi questa interfaccia possa sembrare rudimentale, rappresentò un cambiamento epocale nel modo in cui le persone percepivano i computer.

Nel decennio successivo, anche Microsoft entrò in gioco con il suo sistema operativo Windows, che introdusse una GUI più strutturata. Questo design divenne iconico e contribuì a rendere i computer più pratici e diffusi.

L’Arrivo di Mac OS X

Apple continuò a guidare l’innovazione nel campo delle interfacce grafiche. Nel 2001, lanciò il Mac OS X, che introdusse una nuova estetica per il sistema operativo dei Mac. Tra le caratteristiche distintive vi era la barra inferiore, che permetteva agli utenti di accedere rapidamente alle applicazioni più utilizzate. Da allora, i miglioramenti sono stati perlopiù incrementali, volti a perfezionare un sistema già efficiente piuttosto che rivoluzionarlo.

L’Influenza degli Smartphone

Negli anni successivi, l’avvento degli smartphone ebbe un impatto significativo anche sulle interfacce grafiche dei sistemi desktop. Il concetto di design responsivo, che oggi consideriamo scontato, divenne fondamentale con la diffusione dei dispositivi mobili. Grazie a questa innovazione, le interfacce grafiche iniziarono ad adattarsi automaticamente alle diverse dimensioni degli schermi.

Inoltre, i sistemi operativi desktop adottarono sempre più caratteristiche ispirate agli smartphone per rendere l’esperienza utente più intuitiva e pratica. Questo cambiamento è evidente nelle interfacce moderne, che uniscono funzionalità avanzate e semplicità d’uso, soddisfacendo le esigenze di un pubblico sempre più vasto.

Arriva Search GPT: cambia la ricerca nel web?

OpenAI continua a fare grandi passi avanti verso obiettivi sempre più ambiziosi e, recentemente, ha introdotto Search GPT. Di cosa si tratta esattamente e in che modo potrebbe trasformare il modo in cui effettuiamo ricerche online?

La ricerca sul web


Negli ultimi vent’anni, il campo della ricerca online è stato dominato quasi esclusivamente da un solo nome: Google. Sebbene esistano alternative, oggi Google detiene circa il 65% del mercato attraverso Chrome, un dato che testimonia quanto sia stata influente la sua presenza in questo settore.

Tuttavia, OpenAI sembra voler cambiare questa situazione, portando la ricerca online verso una nuova direzione. Finora, abbiamo inserito ciò che cercavamo nella barra di ricerca e poi filtrato i risultati manualmente. Search GPT mira a cambiare questo approccio.

Ogni giorno, miliardi di persone si rivolgono a internet per trovare informazioni, risolvere dubbi e soddisfare curiosità. Si stima che a livello globale vengano eseguite circa 8,5 miliardi di ricerche al giorno, un numero che riflette l’importanza della ricerca online nella nostra vita quotidiana. Questo enorme volume di richieste dimostra quanto gli utenti considerino i motori di ricerca come una fonte primaria di informazioni. Un mercato così ampio rappresenta un’opportunità significativa non solo per Google, leader consolidato del settore, ma anche per nuovi attori come OpenAI e Perplexity. L’idea di offrire un’esperienza di ricerca più interattiva e personalizzata, come quella proposta da Search GPT, potrebbe attrarre molti utenti, in particolare quelli che cercano risposte più precise e approfondite.

Come cambia Search GPT l’esperienza di ricerca?


L’obiettivo è rendere l’esperienza di ricerca completamente diversa, più integrata e interattiva rispetto al passato. La visione di OpenAI è quella di creare una piattaforma che fornisca tutto ciò di cui un utente potrebbe aver bisogno.

L’interfaccia sembra familiare, con il solito prompt, ma ora è possibile selezionare l’opzione di ricerca integrata.

Descrivendo ciò che desideriamo sapere, ChatGPT ci fornirà una serie di risultati e, a partire da questi, possiamo affinare la ricerca fino a trovare esattamente ciò che cerchiamo. Un approccio più orientato alla conversazione che si distacca dal tradizionale meccanismo di input e output.

OpenAI non è sola


Anche se questa è una novità per i creatori di ChatGPT, non sono i primi a sviluppare un servizio di questo tipo. Tra i concorrenti più rilevanti troviamo Perplexity, una piattaforma progettata con lo stesso obiettivo di Search GPT, che si stima possa raggiungere un valore di mercato di circa 8 miliardi di dollari. La competizione è aperta, e Google sicuramente non resterà a guardare per difendere la sua leadership nel settore.

Quale sarà il futuro?

Cosa fanno le startup in Italia?

Quando si pensa alle startup, spesso vengono in mente aziende che sviluppano applicazioni o software innovativi. Tuttavia, il panorama delle startup è molto diversificato e nasconde spesso realtà sorprendenti. Oggi esploreremo alcune startup italiane che hanno introdotto innovazioni interessanti in vari settori.

Displaid

La gestione e il controllo delle infrastrutture rappresentano sfide importanti e costose. Una soluzione tecnologica rivoluzionaria, proposta da un’impresa lombarda durante una competizione nazionale sull’innovazione, offre un approccio più accessibile dal punto di vista economico. Questa tecnologia si basa su una rete di sensori wireless, piccoli e facili da installare, in grado di monitorare numerosi parametri critici.

I dati raccolti dai sensori vengono inviati a un’interfaccia centrale, permettendo ai responsabili di verificare in tempo reale lo stato delle infrastrutture. La piattaforma include anche avanzati sistemi di allerta: in caso di problemi strutturali o guasti nel sistema di monitoraggio, invia tempestivamente notifiche personalizzate agli addetti.

Ciò che prima costituiva una spesa significativa e una gestione complessa, ora può diventare, grazie a questa startup, un processo più semplice e utile per il successo aziendale nel lungo termine.

LevelQuantum

LevelQuantum è una società composta da un team di fisici e ingegneri esperti, con un background consolidato nella ricerca e nella tecnologia. La loro missione è fornire soluzioni di sicurezza informatica di livello avanzato, basate sulla fisica quantistica.

L’azienda è specializzata nella distribuzione di chiavi quantistiche (QKD) per garantire comunicazioni sicure e inattaccabili. Le loro soluzioni, che utilizzano fibra ottica, spazio libero e tecnologie satellitari, permettono la trasmissione sicura di dati su lunghe distanze.

L’obiettivo finale è creare una rete di comunicazione sicura a livello globale, utilizzando la tecnologia quantistica per proteggere i dati da eventuali attacchi informatici.

Hiro Robotics

Hiro Robotics è un’azienda che unisce la robotica e l’intelligenza artificiale per migliorare i processi di riciclaggio dei rifiuti elettronici. Il loro team sviluppa soluzioni automatizzate per ottimizzare il recupero di materiali preziosi dai dispositivi elettronici scartati.

Grazie alle loro tecnologie avanzate, come i sistemi robotici progettati per smontare e selezionare i componenti elettronici, è possibile riciclare in maniera efficiente monitor, schede elettroniche e altri dispositivi, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale.

La loro missione è affrontare la crescente problematica dei rifiuti elettronici, promuovendo un riciclo sostenibile per costruire un futuro più ecologico.

Microsoft schiaccia l’acceleratore

In Italia si discute spesso della carenza di investimenti privati, ma proprio la scorsa settimana è arrivata una notizia significativa in questo ambito.

Microsoft investe oltre 4 miliardi in Italia


Le infrastrutture sono essenziali per lo sviluppo futuro del Paese, e Microsoft, l’azienda di Redmond, ha deciso di concentrarsi su questo aspetto cruciale.

Una mappa evidenzia come in molte aree, non solo nel Sud, le infrastrutture digitali presentino bassi livelli di efficienza. Questo implica che innovazioni come l’intelligenza artificiale, che necessitano di connessioni stabili e servizi efficienti, richiedono un miglioramento infrastrutturale per essere pienamente sfruttate.

Un investimento di tale entità può quindi rappresentare un passo avanti verso la giusta direzione.

Il progetto


La CloudRegionNorth, destinata a diventare una delle più grandi d’Europa per Microsoft, avrà il compito di soddisfare la crescente domanda di risorse digitali in quest’area. Il progetto avrà un ruolo strategico non solo nel Mediterraneo, ma anche nel Nord Africa, promuovendo una collaborazione con il Sud del mondo.

Brad Smith, presidente di Microsoft, ha dichiarato: “Questo investimento storico rafforza ulteriormente il nostro impegno di lunga data per la trasformazione digitale dell’Italia. Ampliando l’accesso alle nostre tecnologie e promuovendo le competenze nell’ambito dell’intelligenza artificiale, intendiamo offrire al Governo, alle aziende e alla forza lavoro gli strumenti necessari per costruire un’economia guidata dall’AI, che generi occupazione e prosperità.”

Non solo infrastrutture


Il piano è ambizioso e prevede anche percorsi formativi per migliorare le competenze digitali nel Paese. Oltre un milione di italiani verranno formati con nuovi programmi per accrescere le loro capacità e il valore sul mercato del lavoro.

Questo cambiamento potrebbe incoraggiare altri colossi tecnologici a investire di più in Italia. Non è pensabile che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sia l’unico strumento di spesa in questo settore chiave, ed è probabile che si assisterà a un aumento degli investimenti privati.

La situazione attuale


Nel 2024, secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, circa il 50% delle piccole e medie imprese italiane ha adottato almeno una tecnologia digitale avanzata, segnando un aumento rispetto agli anni precedenti. Gli investimenti si concentrano soprattutto su cloud computing, cybersecurity e gestione dei dati. Tuttavia, circa il 40% delle PMI rimane indietro, cit

Consumi AI: i dati

L’intelligenza artificiale (IA) sta rivoluzionando rapidamente il mondo tecnologico, apportando vantaggi considerevoli ma anche sfide critiche, in particolare in relazione all’alto consumo di energia. In questo post esploreremo vari aspetti del consumo energetico dell’IA: quante intelligenze artificiali sono operative, dove si trovano i principali data center, quanta energia richiede una singola interazione e un’intera giornata di utilizzo, e quali sono le soluzioni future per migliorare la sostenibilità.

Quante IA sono operative oggi?

La crescita dell’intelligenza artificiale è esponenziale e le sue applicazioni spaziano dall’assistenza sanitaria ai trasporti. Non esiste un numero preciso di IA attive, ma tra i più noti vi sono sistemi come ChatGPT, Bard di Google, e le soluzioni IA di Microsoft, che processano miliardi di richieste quotidianamente. Questi strumenti stanno rapidamente diventando parte integrante della vita quotidiana in tutto il mondo.

Dove si trovano i principali data center?

I server che supportano queste IA sono sparsi globalmente, con grandi concentrazioni negli Stati Uniti, in Europa e in Cina. I principali provider, come Amazon Web Services (AWS), Google Cloud e Microsoft Azure, gestiscono enormi infrastrutture necessarie per l’addestramento e l’esecuzione dei modelli di IA. Questi data center richiedono ingenti quantità di elettricità sia per alimentare i sistemi sia per mantenere le condizioni operative, in particolare con soluzioni di raffreddamento altamente energivore.

Quanta energia consuma un singolo prompt?

Ogni volta che viene inviata una richiesta a un sistema di IA, essa consuma una quantità di energia che può sembrare esigua su scala ridotta, ma che diventa significativa quando accumulata a milioni di interazioni giornaliere. Le stime indicano che un singolo prompt può consumare tra 0.01 e 0.1 kWh, a seconda della complessità del sistema e dell’hardware impiegato. Pur non essendo un valore elevato, la sua moltiplicazione su vasta scala ha un impatto considerevole.

Quanta energia consuma un’intera giornata di utilizzo di IA?

Un modello di IA di grandi dimensioni, come GPT-3, può consumare migliaia di kWh al giorno. Ad esempio, si stima che GPT-3 utilizzi circa 1287 MWh in un giorno operativo, un quantitativo di energia sufficiente per alimentare centinaia di abitazioni. Questa intensità energetica è un aspetto preoccupante, considerando l’urgenza globale di affrontare i cambiamenti climatici e la sostenibilità energetica.

Soluzioni future per ridurre l’impatto energetico

Fortunatamente, diverse soluzioni stanno emergendo per contenere l’impatto energetico dell’IA:

  • Ottimizzazione dei data center: Implementare tecnologie di raffreddamento più efficienti e utilizzare energie rinnovabili come il fotovoltaico o l’eolico sono passi importanti verso una maggiore sostenibilità.
  • Sviluppo di modelli IA più efficienti: Le aziende stanno concentrando gli sforzi su algoritmi ottimizzati che riducono il fabbisogno energetico sia nella fase di addestramento che di esecuzione.
  • Server in località energeticamente sostenibili: Dislocare i data center in aree con accesso a energia verde, come l’Islanda o regioni del Nord Europa, potrebbe rappresentare una soluzione chiave per ridurre l’impronta di carbonio.

In sintesi, mentre l’intelligenza artificiale continua a espandere la sua presenza nel nostro mondo, è essenziale affrontare la questione del suo consumo energetico. Con l’adozione di soluzioni più sostenibili e l’efficienza nei processi, sarà possibile godere dei benefici dell’IA senza compromettere l’ambiente.

AI: bolla speculativa? Il punto della situazione

Negli ultimi anni, il dibattito sull’intelligenza artificiale ha dominato il panorama digitale, con molti esperti convinti che l’IA avrà un impatto profondo sulle nostre vite. Tuttavia, ad agosto si è verificato un brusco calo finanziario che ha sollevato preoccupazioni su una possibile bolla, anche se la situazione è poi rientrata.

Gli sviluppi recenti

OpenAI continua a essere un leader del settore, avanzando rapidamente nello sviluppo di nuove versioni di ChatGPT. Quest’anno è stato lanciato GPT-4, ora disponibile per tutti, espandendo ulteriormente l’accesso al modello. OpenAI ha anche presentato Sora, uno strumento rivoluzionario per la trasformazione del testo in video, consolidando la sua posizione di primato.

Google, pur essendo un concorrente formidabile, non è ancora riuscito a tenere il passo con OpenAI. Il suo progetto Gemini ha subito varie evoluzioni, ma non è ancora all’altezza del suo principale rivale. Tuttavia, con le sue enormi risorse finanziarie, Google potrebbe fare rapidi progressi in futuro.

OpenAI: successi e turbolenze

Nonostante i successi, all’interno di OpenAI ci sono state tensioni. La vicenda dell’estromissione e successivo reintegro di Sam Altman ha portato a contrasti interni. Helen Toner, ad esempio, ha lasciato l’azienda per divergenze di opinione, mentre Jan Leike è passato alla concorrenza per continuare il suo lavoro sull’IA. La rapida crescita ha portato anche a sfide interne, come spesso accade in situazioni di espansione accelerata.

Apple e NVIDIA in gioco

Due altri giganti tech, Apple e NVIDIA, hanno manifestato un crescente interesse per l’IA generativa. NVIDIA ha registrato enormi profitti grazie ai suoi chip ottimizzati per l’IA, mentre Apple, pur essendo rimasta indietro rispetto ai concorrenti, non può permettersi di perdere questo treno e sta valutando investimenti significativi in OpenAI, seguendo le orme di Microsoft.

Una corsa sempre più affollata

Anche altre nazioni stanno avanzando nel campo dell’IA, con soluzioni innovative che emergono dall’Europa e dal Giappone, pronte a ridefinire il settore. Il 2024 si preannuncia come un anno cruciale, con una competizione sempre più serrata tra le potenze mondiali nel campo dell’intelligenza artificiale.

Nel frattempo, Pechino ha lanciato due nuovi modelli in grado di competere con Sora. Bytedance, l’azienda dietro TikTok, ha sviluppato modelli per convertire testo in video, e potrebbero emergere altri sfidanti a sorpresa nel prossimo futuro.

Incentivi attivi

Settembre è alle porte, segnando l’inizio dell’ultima parte dell’anno, un momento ideale per pianificare nuovi investimenti e rafforzare le proprie posizioni finanziarie. Ma quali incentivi restano ancora disponibili?

Credito d’imposta 4.0

Il Credito d’imposta 4.0 è un incentivo per le imprese che investono in tecnologie digitali avanzate e sostenibili, facilitando la transizione verso l’Industria 4.0. Questo beneficio fiscale si applica a una percentuale delle spese sostenute per l’acquisto di beni materiali e immateriali, come software e macchinari interconnessi. Per il 2024, le aliquote del credito d’imposta possono arrivare fino al 50%, con limiti massimi sugli investimenti in beni materiali. Gli ordini devono essere effettuati entro il 31 dicembre 2024, con eventuali proroghe per acconti versati entro tale data. Le imprese devono conservare la documentazione necessaria per dimostrare l’interconnessione effettiva dei beni per usufruire dell’incentivo. È importante ricordare che le condizioni possono variare in base alla dimensione aziendale e alla localizzazione geografica.

Fondo Nuova Sabatini


Il Fondo Nuova Sabatini mira a facilitare l’accesso al credito per le piccole e medie imprese (PMI) italiane, incentivando l’acquisto di beni strumentali, incluse tecnologie digitali e soluzioni eco-compatibili. Questo fondo permette alle imprese di ottenere finanziamenti bancari agevolati, con il supporto del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) che copre una parte degli interessi. I finanziamenti possono coprire fino al 100% degli investimenti, con importi che vanno da 20.000 a 4 milioni di euro per singola azienda. Il contributo statale viene erogato in sei rate annuali, a patto che i beni acquistati vengano mantenuti per almeno tre anni. Le domande possono essere presentate fino all’esaurimento dei fondi disponibili, attivi fino alla fine del 2024. Per accedere al Fondo, è necessario presentare un piano d’investimento dettagliato tramite una banca convenzionata.

Incentivi per la transizione ecologica

Le imprese che scelgono di adottare pratiche sostenibili possono beneficiare di diversi incentivi per la transizione ecologica, tra cui contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati per progetti di efficienza energetica, riduzione delle emissioni e innovazione ecologica. A livello europeo, il programma Horizon Europe offre finanziamenti per la ricerca e l’innovazione green, con bandi aperti fino al 2027. In Italia, il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica supporta investimenti in tecnologie che migliorano le prestazioni ambientali delle imprese, offrendo prestiti agevolati e contributi a fondo perduto. Le scadenze variano a seconda dei bandi, ma per accedere agli incentivi è richiesta documentazione che attesti l’efficacia ambientale del progetto.

Bonus ricerca e sviluppo

Le imprese che investono in ricerca e sviluppo possono usufruire di un credito d’imposta sulle spese sostenute per attività di R&D, innovazione tecnologica e design mirati alla creazione di nuovi prodotti o processi produttivi. Nel 2024, il bonus copre il 20% delle spese ammissibili, fino a un massimo di 4 milioni di euro per le attività di ricerca e sviluppo. Se i progetti sono specificamente orientati verso la transizione ecologica o l’innovazione digitale 4.0, il credito d’imposta sale al 15%, con un limite massimo di 2 milioni di euro. Le imprese devono documentare le spese e dimostrare che i progetti rispettano i criteri previsti dalla legge. La scadenza per le spese ammissibili è fissata al 31 dicembre 2024, e il credito può essere utilizzato tramite compensazione nel modello F24.

Incentivi per le start-up innovative

Le start-up innovative possono beneficiare di una serie di incentivi pensati per stimolare l’ecosistema imprenditoriale tecnologico in Italia. Questi includono agevolazioni fiscali e semplificazioni burocratiche, oltre alla possibilità di accedere a finanziamenti agevolati attraverso il Fondo Nazionale Innovazione, che fornisce capitale di rischio per la crescita delle start-up. Gli investitori che finanziano start-up innovative possono anche beneficiare di una detrazione fiscale del 50% sulle somme investite, fino a un massimo di 100.000 euro per le persone fisiche. Questo incentivo è valido per tutto il 2024, con alcune scadenze trimestrali per l’iscrizione al registro delle start-up innovative. Le start-up devono soddisfare criteri specifici, come una forte componente tecnologica, un bilancio limitato nei primi anni e personale altamente qualificato.

Crowdstrike: i problemi continuano

Uno dei venerdì più complicati per il settore informatico mondiale rischia di trasformarsi in una questione legale per CrowdStrike.

Cosa è accaduto

Il 19 luglio, diverse grandi aziende in tutto il mondo hanno visto i loro sistemi informatici andare in blocco. Inizialmente, molti hanno ipotizzato che si trattasse di un vasto attacco hacker, ma la situazione si è rapidamente evoluta. Successivamente, l’attenzione si è concentrata su Azure, la piattaforma cloud di Microsoft, una delle più importanti al mondo, che poteva essere responsabile del problema.

Il pubblico generale non era particolarmente familiare con CrowdStrike fino a quando non è balzata agli onori della cronaca proprio quel venerdì 19 luglio. Infatti, è stato presto rivelato che il problema era causato da un bug all’interno di un aggiornamento del software antivirus fornito dall’azienda. Una singola riga di codice era sufficiente a mandare in tilt più di otto milioni di computer.

Come è stato risolto

Mentre il traffico aereo rimaneva paralizzato, causando notevoli ritardi in tutto il mondo, i tecnici erano al lavoro per trovare una soluzione che potesse ripristinare la normalità.

In Italia, la situazione non è stata così grave poiché CrowdStrike non è così ampiamente utilizzato come in altri paesi, sebbene ci siano stati problemi significativi ai caselli autostradali. L’aeroporto di Fiumicino ha invece registrato diversi disagi nel settore aeroportuale.

Le operazioni di ripristino hanno incluso anche l’uso di chiavette USB per intervenire su quei sistemi che non potevano essere riparati da remoto. Senza dubbio, questi disagi hanno causato problemi a numerose grandi aziende in tutto il mondo.

Delta Air

Abbiamo menzionato i disagi nei trasporti aerei, ed è proprio qui che i problemi informatici potrebbero trasformarsi in questioni legali. Delta Air, una grande compagnia aerea statunitense, ha infatti annunciato l’intenzione di chiedere un risarcimento per i danni subiti a causa dell’interruzione del servizio.

Infatti, 1,3 milioni di passeggeri pronti a salire a bordo dei voli Delta Air hanno subito ritardi e cancellazioni, con un danno che la compagnia stima intorno ai 500 milioni di dollari. CrowdStrike ha dichiarato che la responsabilità dell’azienda è limitata per quanto riguarda questi disagi, ma ciò non è stato sufficiente a convincere gli avvocati.

Questa causa potrebbe rappresentare una svolta significativa; se infatti la compagnia aerea dimostrasse che non sono state rispettate le norme prima di rilasciare l’aggiornamento difettoso, questo potrebbe costituire un elemento di colpevolezza, in grado di innescare ulteriori cause per i disservizi.

La situazione è ancora in evoluzione e si attendono sviluppi nelle prossime settimane.