Amazon sbarca a Vercelli

In Italia, Amazon ha inaugurato il suo primo Innovation Lab, segnando così la centralità del Bel Paese per il presente e il futuro del colosso americano. Ma di cosa si tratta esattamente?

Amazon: Alcuni Numeri

In un precedente articolo, abbiamo discusso del lavoro svolto dall’azienda di Bezos per sviluppare nuove soluzioni nel campo della logistica. Negli Stati Uniti, ad esempio, Amazon riceve circa 12 milioni di ordini al giorno, con un valore medio di circa 27 milioni di dollari l’ora. Questi dati evidenziano la necessità di un’enorme quantità di lavoro per soddisfare le richieste in tempi ragionevoli. L’e-commerce americano è noto per i suoi tempi di spedizione rapidi, il che richiede l’ottimizzazione dei flussi di lavoro per minimizzare le inefficienze.

Amazon Innovation Lab

L’Innovation Lab è un centro di ricerca dedicato alla sperimentazione di diverse tecnologie con l’obiettivo di migliorare i tempi di evasione degli ordini e, di conseguenza, aumentare il fatturato aziendale.

Questi laboratori sono fondamentali perché producono prototipi interessanti che vengono successivamente testati nei magazzini di Amazon. Si investe nella creazione di robot capaci di collaborare con gli esseri umani e, in alcuni casi, di sostituirli nei compiti più pesanti e a rischio di infortunio.

Progetti Innovativi

I progetti non si limitano alla sola robotica. Un team di ingegneri provenienti da diverse parti del mondo lavora su idee per rendere gli imballaggi più sostenibili, al fine di ridurre l’impatto ambientale. Considerando che Amazon negli Stati Uniti spedisce più di un milione e mezzo di scatole al giorno, è evidente come le innovazioni in questo settore possano avere un impatto significativo.

I Robot di Amazon

Tra i robot in fase sperimentale, abbiamo già conosciuto alcuni in un articolo precedente. Ad esempio, Sequoia è un sistema robotico che identifica e immagazzina un gran numero di articoli, ottimizzando l’organizzazione del magazzino e riducendo del 25% il tempo di evasione degli ordini. Digit, invece, è in grado di muoversi negli spazi dedicati agli operatori umani, afferrare oggetti e trasportarli, riducendo così i movimenti ripetitivi degli operatori e minimizzando il rischio di infortuni.

Questo primo Innovation Lab in Italia rappresenta un passo significativo per Amazon nel suo impegno verso l’innovazione e l’ottimizzazione dei processi, confermando l’importanza strategica del nostro Paese per l’azienda.

Intelligenza artificiale: presente e futuro

L’esplosione di ChatGPT ha avuto il merito di mettere in luce un settore in crescita che potrebbe rappresentare terreno fertile per molte aziende: quello dell’Intelligenza artificiale. In realtà, però, questo settore dell’informatica si sviluppa sin dagli albori, con fortune alterne. Scopriamo qualcosa in più in questo articolo.

Come far pensare una macchina?

Come dicevamo in apertura, anche all’inizio della storia dell’informatica ci si chiedeva se un giorno le macchine avrebbero potuto. Turing aveva iniziato a ragionare su possibilità che, all’epoca, erano molto remote.

Si trattava di un’epoca molto diversa che oggi fatichiamo ad immaginare. I computer occupavano intere stanze di grandi dimensioni e non avevano sistemi operativi simili a quelli odierni. Certo, una macchina poteva eseguire dei comandi ma non aveva “memoria” di ciò che aveva appena fatto e questo costituiva un problema molto grande per poter pensare all’addestramento di un’Intelligenza Artificiale.

Un problema complesso

Nel corso dei decenni successivi la corsa al progresso nel campo informatico pareva inarrestabile e un certo ottimismo si respirava un po’ ovunque. Alcuni ipotizzavano che durante gli anni Ottanta avremmo potuto vedere Intelligenze Artificiali paragonabili ad un uomo.

Alcuni progetti come quello di Newell e Simon riuscirono a dimostrare che un IA poteva prendere decisioni complesse in alcuni ambiti, in modo sovrapponibile a quello umano.

Il problema principale non era tanto quello di addestrarla a prendere decisioni tramite la logica ma molti studiavano per farle apprendere il linguaggio umano. Questo purtroppo richiedeva diversi fattori da tenere in considerazione e rendeva l’obiettivo non facilmente perseguibile.

Si chiudono i rubinetti

Se durante i decenni precedenti agli anni Ottanta i fondi erano aumentati di molto sotto l’influsso dell’ottimismo dilagante, le cose erano rapidamente cambiate quando i risultati eclatanti iniziarono a diminuire e così fece l’attenzione per quello specifico campo dell’informatica.

Nel 1997, nonostante tutto, un’IA batteva al gioco degli scacchi il campione russo Kasparov, e questo fu un evento in grado di destare di nuovo l’attenzione poiché si trattava di un grande esempio di capacità di prendere decisioni.

La potenza di calcolo scarseggia

Sviluppare l’IA però richiede potenze mai richieste prima e questo è stato uno dei freni maggiori nel corso della storia dell’informatica. Ovviamente la potenza è cresciuta costantemente nel corso degli anni e oggi, nonostante sia tutto molto diverso rispetto agli albori dell’informatica, le cose sono ancora complicate da richieste sempre più esose.

Colossi della tecnologia come IBM, che nel corso dei decenni si è sempre più interessata all’Intelligenza artificiale, già a partire dal 2021 ha cercato di rispondere all’esigenza di potenza di calcolo dedicata con un SoC apposito. Si tratta di un primo passo in grado di tracciare una strada ben precisa.

Non solo chat

La peculiarità di ChatGPT è di certo quella di dare l’illusione di poter dialogare con un’intelligenza artificiale e di essere di facile consultazione per tutti. Chiaramente si tratta di un primo passo in questa direzione che richiederà ancora altri anni per arrivare al suo pieno potenziale.

La guida autonoma e non solo rappresentano campi di applicazione per le IA di vario genere e potrebbero essere un valido aiuto per cambiare questi settori in meglio. Ad esempio Amazon ha implementato robot per portare a termine determinati compiti nei suoi magazzini, anche se si tratta di una prima fase di questo esperimento.

Questi sono solo alcuni esempi di applicazioni possibili, rimane un campo da esplorare e che potrebbe portare incredibili avanzamenti per la civiltà.

Si tratta solo di alcuni esempi, in futuro i campi potrebbero essere molteplici e ricchi di sorprese. Staremo a vedere.

Le prospettive per il 2023

Il 2023 si appresta a salutare il primo mese dell’anno, nonostante questo è ancora possibile fare qualche previsione per quello che accadrà nei restanti undici mesi. Ne abbiamo scelte tre.

Le IA sempre più presenti

Se la fine del 2022 ha visto l’avvento di ChatGPT nella terza iterazione è certo che anche quest’anno non potrà essere da meno. Infatti sappiamo che si sta lavorando già alla quarta iterazione che dovrebbe arrivare nel 2023.

OpenIA ha avuto la capacità di raccogliere molti fondi da aziende del settore tecnologico, la più importante è senza dubbio Microsoft. Il gigante fondato da Bill Gates è molto interessato ai futuri sviluppi e alle future implementazioni nei servizi Microsoft, per il momento ha messo sul piatto 10 miliardi di dollari.

Intanto a Mountain View non sono rimasti con le mani in mano, infatti sono stati richiamati i fondatori di Google per riunioni straordinarie a tema IA. L’azienda starebbe lavorando da anni ad una sua IA ma ancora non ha mostrato niente, è quasi certo che nel 2023 vedremo qualcosa.

La Cina verrà superata dall’India

L’India dovrebbe diventare il paese più popoloso del mondo  entro l’anno in corso, superando di fatto la Cina. La strada dal punto di vista economico è ancora molto lunga ma intanto questo passaggio rimane comunque epocale. 

Negli ultimi anni il reddito medio è in continua ascesa e di certo l’importanza di questo paese negli equilibri mondiali non potrà che aumentare nel corso del 2023.

Logistica sempre più robotizzata

Il colosso dell’e-commerce mondiale, Amazon, ha alcuni dei più grandi magazzini del mondo. Immensi fabbricati nei quali si trovano prodotti di ogni tipo pronti a partire in ogni direzione. I costi di gestioni per strutture simili sono ovviamente molto alti e si lavora per ridurli. Per questo esiste un reparto di ricerca e sviluppo dedicato interamente alla prototipazione di soluzioni per la robotica.

L’azienda di Seattle già nel corso del 2022 ha mostrato novità di un certo peso e quest’anno potrebbe non essere da meno. Una delle novità più interessanti è quella di un “braccio” robotico che preleva i pacchi da spedire da un rullo e li dispone su carrelli che poi vengono trasportati in una seconda fase, ovviamente questo riduce anche la possibilità di infortunio nei magazzini. 

Nel corso del 2022 sono state presentate alcune novità, alcune allo stadio di prototipo e altre più avanzate, che potrebbero sostituire l’uomo in alcuni dei compiti più gravosi. Infatti sono già in fase avanzata di sviluppo robot per trasportare pacchi, per disporli sui carrelli dai nastri trasportatori o per prelevare i prodotti prima dell’imballo. Insomma, è chiaro che il settore logistico nei prossimi anni, e forse già da questo, potrebbe assistere a diversi cambiamenti. 

Ford: non solo Model T

Ford, uno dei più importanti imprenditore del Novecento, quando si parla di lui viene subito da menzionare la famosissima Model T. Certo, si tratta di un veicolo che ha rivoluzionato il mondo e, in particolare, ha permesso agli Stati Uniti di diventare una nazione “su gomma”. Quest’auto era, infatti, economica e poteva essere acquistata dalla classe media. Ma come si arrivò ad un simile risultato?

Henry Ford: ambizione e perseveranza

Ford nasce in una famiglia che possiede una grande fattoria nel Michigan, a Deaborn. A sedici anni prende l’iniziativa di trasferirsi a Detroit, il suo obiettivo è lavorare e inizia a farlo dimostrando spirito d’intraprendenza.

Torna a casa e si sposa ma Detroit rimane nei suoi pensieri e, più tardi, torna da dipendente dell’Edison come ingegnere. La sua carriera decolla e in pochi anni diventa capo ingegnere, potrebbe ritenersi soddisfatto ma non è così. Infatti, nel tempo libero cerca un modo per creare un sostituto del carro trainato da cavalli.

Il progetto consisteva nel mettere a punto una vettura che fosse in grado di muoversi con l’ausilio di un motore a gasolio. Il suo progetto aveva attratto degli investitori, ma Ford dimostrò molta voglia di migliorare prima di portare il prodotto sul mercato. Questa si scontrava con l’esigenza di monetizzare, così si arrivò allo scontro finale che causò la nascita di una delle aziende più importanti dell’epoca: Cadillac Motor Car Company.

Nasce la Ford Motor Company

Prima di arrivare ad un modello accessibile a tutti ci fu necessità di fare passaggi in più. Model A fu un modello importantissimo perché si trattava di un’auto funzionante e questo era già un passo importante, ma in questo momento era ancora un bene elitario. Ford voleva di più, voleva far crescere il mercato, farlo diventare di massa. La Model T, per essere realizzata, richiedeva una rivoluzione nell’ambito produttivo.

Tanti piccoli passi

Alla base della catena di produzione c’era l’idea di parcellizzare ogni passo in modo da renderlo replicabile senza troppi problemi e conoscenze pregresse.

Un’auto richiedeva fino a quel momento due o tre operai che si dedicassero al processo dall’inizio alla fine. Ma questo processo portava via molte ore e non si poteva produrre molto in una giornata. Ford intuì che aumentando il numero di passaggi ma riducendo l’apporto di un singolo operaio si potesse velocizzare molto il processo. Fu così che nacque la catena di produzione.

Problemi per gli operai

Come tutte le innovazioni, anche questa fu accolta con un certo sospetto e gli operai la vedevano come un modo per ridurre la loro responsabilità. Soprattutto, visto che non venivano richieste grandi competenze, era possibile diventare operai senza troppi problemi.

Fu grazie alla pellicola di Charlie Chaplin, “Tempi moderni” del 1936, che sul grande schermo il pubblico ebbe modo di vedere una critica a questo modello. L’ironia che aveva reso famoso l’attore americano rese la pellicola un enorme successo.

Gli eventi del 2022

L’anno 2022 sta avvicinandosi alla chiusura, ormai siamo entrati nella penultima settimana ed è tempo di analizzare gli eventi più importanti di questi ultimi 12 mesi.

Il popolo britannico saluta la sovrana più longeva

Se c’è una certezza che ha accompagnato il mondo negli ultimi settant’anni è la presenza della regina Elisabetta II sul trono britannico. Quest’anno abbiamo assistito all’evento che tutti temevano, il popolo inglese ha mostrato molto attaccamento alla sovrana e code lunghissime si sono viste per giorni per renderle omaggio. 

La fine del regno di Elisabetta ha senza dubbio segnato alla fine di un’epoca, alcuni hanno detto la fine del Novecento. Ora più che mai le sfide per il Regno Unito sembrano molte e più complesse.

Dopo il regno più lungo il governo più breve

In Gran Bretagna, però, non abbiamo assistito soltanto alla fine del regno più lungo della Storia. Dopo la Brexit il clima di incertezza è aumentato e la durata dei governi è stata breve e, spesso, con esiti poco soddisfacenti. 

Dopo il “Partygate” le cose per Boris Johnson non si sono messe affatto bene, infatti la vicenda che riguardava la festa di Natale del 2020 a Downing Street ha finito per compromettere del tutto la forza politica dell’ex primo ministro britannico.

Liz Truss è arrivata in sostituzione di Johnson in un momento molto difficile per il Paese ed ha proposto un piano basato su tagli ingenti delle tasse che hanno causato una forte crisi economica e la più grande perdita di valore della sterlina da anni. Quello di Truss è il governo più breve della storia.

La guerra torna in Europa

Per diversi decenni in Europa non si sono visti conflitti di vaste proporzioni, ad eccezione di quello nei Balcani, ma il 2022 ha riportato le lancette pericolosamente indietro nel tempo. 

La pace europea è stata data per scontata per molti anni, ad eccezione del conflitto nei Balcani degli anni Novanta, ma il 2022 ha rotto questo stato di cose.

Il 20 febbraio 2022 le truppe russe hanno aperto le ostilità contro quelle ucraine dando inizio alla guerra. Per il momento gli aiuti occidentali alle forze dell’Ucraina hanno avuto l’effetto di arrestare l’azione russa. I rapporti tra le nazioni e la Russia sono molto cambiati e di certo si è aperta una nuova fase nelle relazioni estere europee.

Crisi del prezzo dell’energia e clima

Come dicevamo, il conflitto russo-ucriaino ha portato alla crisi dei prezzi del gas, che è schizzato alle stelle. L’ovvia conseguenza è quella di aver rallentato la transizione ecologica di molti Paesi che hanno dovuto far fronte alla necessità di riattivare. Alcune centrali a combustibile fossile sono rientrate in attività per compensare la carenza energetica.

L’Unione europea si è messa al lavoro per elaborare un piano per svincolarsi completamente dalla fornitura di gas russo, materia prima che incideva per diversi punti percentuali sulle casse dei vari Stati. Il percorso è ovviamente molto lungo e non è chiaro esattamente dove potrà portare ma vedremo sicuramente nuovi fornitori affacciarsi nel corso degli anni. Nel frattempo sono stati aumentati gli investimenti in fonti rinnovabili.

Qatar ed Europa: uno scandalo

Nonostante sia scoppiato nella parte finale dell’anno sarà sicuramente un evento segnante per il 2022 e, quasi di certo, anche per il 2023. I contorni della vicenda iniziano ad essere più definiti già nelle ultime ore ma, ovviamente, dovremo ancora attendere per scoprire tutti i dettagli. 

Il governo qatariota si è fermamente dissociato da chi lo accusa di corruzione e dichiara di aver agito in conformità alle leggi internazionali, la magistratura chiarirà tutto con calma.

Intel apre una nuova era

Le lunghe catene di rifornimento alle quali eravamo abituati dovranno cambiare, il Covid ha fatto deflagrare il problema in tutta la sua urgenza. Ancora adesso alcuni settori sperimentano carenze di vario genere.

Intel, uno dei colossi della produzione di microchip, ha deciso di portare in Europa una parte della produzione strategica per l’occidente. Si tratta di un polo produttivo in Germania; uno dedicato alla ricerca e sviluppo in Francia e altre sedi tra le quali quella in provincia di Verona. Con un investimento che tocca i 33 miliardi si apre una nuova era nella produzione tecnologica. Infatti si avvicinano agli USA importanti produzioni un tempo quasi esclusivamente stabilite in Asia.

Tetto al prezzo del gas?

Il prezzo del gas ha subito un enorme aumento nell’ultimo anno. A settembre del 2021 il prezzo del gas era circa 45€ al mwh (megawattora), nel corso del 2022 abbiamo assistito a prezzi che hanno toccato punte di 345€ al mwh. Inutile sottolineare la portata di tali aumenti che oggi rischiano di intaccare la produttività italiana ed europea. 

Tetto del gas: in cosa consiste

La proposta di un tetto al prezzo del gas ha iniziato a circolare anche spinta dal premier italiano, Mario Draghi, ma in cosa consisterebbe? In poche parole si tratterebbe di far fronte comune con tutti i paesi della comunità europea per imporre un prezzo massimo alle importazioni di gas. Una proposta molto semplice che però potrebbe avere impatto.

I principali punti di forza

La forza principale di un provvedimento simile è data dall’unità, infatti se tutti i paesi europei decidessero di attuare una manovra del genere avrebbero una buona forza contrattuale, visto che insieme importanto molto gas. Questo consentirebbe di avere una leva più alta, aumentando la possibilità di ottenere il risultato sperato, ovvero quello di pagare meno e mettersi al riparo da oscillazioni di prezzo della materia prima.

Infatti l’Europa importa più di 300 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ed è quindi un partner fondamentale per quei paesi che hanno costruito infrastrutture in grado di fornirci ciò di cui abbiamo bisogno. 

Lo stato attuale del tetto al prezzo del gas

La proposta è sul tavolo delle commissioni dell’Unione Europea ma non è ancora passata, ma si sta lavorando per trovare un fronte comune. Tra le altre idee quella di sganciare il prezzo del gas da quello dell’energia elettrica. 

La discussione sembra però essere ancora lunga poiché alcuni paesi sono preoccupati dalle conseguenze di una decisione del genere.

Un inverno attento ai consumi

Mentre si preparano soluzioni di varia natura nelle commissioni europee è ovvio che l’inverno vedrà un atteggiamento molto più cauto verso il consumo di questa materia prima essenziale per le industrie italiane ed europee. 

Perché avere un tablet in produzione?

Perché avere un tablet di produzione?

Vent’anni fa il gestionale di produzione era visto come uno strumento con cui interagire solo tramite pc fisso in amministrazione o in postazioni dedicate. La tecnologia, però, avanza e molte cose sono cambiate. Infatti l’evoluzione dei software gestionale ha eliminato il problema di dover installare il programma tramite dischi e non solo. Il Cloud oggi permette un accesso rapido su tutti i dispositivi in grado di connettersi alla rete. Perché non sfruttare le possibilità offerte dalla tecnologia per rendere il lavoro più semplice?

A cosa serve un tablet in produzione?

Il tablet è un punto d’accesso perfetto per ogni operatore in produzione, uno strumento che permette di compiere alcune azioni fondamentali: lettura di codici QR o a barre; invio delle tempistiche di lavoro; segnalazione dei guasti e delle anomalie in produzione. 

Questo nuovo sistema di interazione si basa su una semplice app installabile su qualsiasi tablet Android recente (supportati dalla versione Android 4.4 Kitkat). In questo modo l’operatore potrà utilizzare il tablet come un alleato nel lavoro quotidiano e garantirà un’efficienza maggiore. Infatti non ci sarà più bisogno di prendere i tempi di produzione con i fogli di carta come accadeva fino a qualche anno fa. Questo permette di risparmiare carta e di non perdere fogli, con il timore di falsare tutti i tempi.

Windows vs Android

Windows è senz’altro uno dei sistemi operativi più diffusi della storia dell’informatica e vanta una storia ormai trentennale. Windows offre il vantaggio di un sistema operativo identico a quello per il personal computer. 

Lo svantaggio è che Windows non è particolarmente ottimizzato per essere utilizzato tramite touchscreen, questo comporta diverse problematiche. In generale è sconsigliato per un uso in produzione.

Android ha dalla sua quello di essere un sistema operativo nato per il mobile, quindi ottimizzato per un certo tipo d’uso. Sotto questo punto di vista il paragone non regge perché si tratta di qualcosa che permette l’uso di pennini e dita con estrema naturalezza. I tablet sono in generale meno potenti in versione Android, ma hai davvero bisogno di una macchina potente per compiere operazioni basilari?

KPI: quali monitorare per la produzione?

KPI di produzione Scaccomatto

KPI, è un acronimo nel quale è facile imbattersi in tutti gli ambiti della vita aziendale, non solo quella produttiva. I manager hanno dei KPI da analizzare, gli operai in produzione hanno dei KPI. Ma, esattamente, che cosa sono i KPI e perché dovresti usarli?

KPI: una definizione

Non si può utilizzare uno strumento se non si conosce a fondo, quindi partiamo dalla definizione di KPI. In economia aziendale un KPI (Key performance indicator) è un indicatore che misura l’efficienza produttiva reale dell’azienda. 

I KPI si ritrovano nel marketing, nelle risorse umane, sono metriche che servono ad analizzare l’andamento della vita aziendale e che consentono di capire come migliorare la situazione e in quale aree.

Per quanto riguarda nello specifico dei KPI di produzione, questi devono rispettare dei parametri:

  1. devono essere espressi in numeri, quindi devono avere una quantificazione precisa;
  2. devono poter essere messi in raffronto tra loro, in modo da comprendere situazioni diverse e miglioramenti eventuali delle nostre azioni;
  3. devono monitorare dei dati significativi per la vita aziendale;
  4. devono essere monitorabili costantemente e nel minor tempo possibile;
  5. devono essere dati facilmente leggibili e accessibili a chi deve controllarli. 

KPI di produzione: quali scegliere?

Uno dei più importanti KPI di produzione è l’indice OEE, ovvero Overall Equipment Effectiveness, questo consente di monitorare l’efficienza dell’impianto produttivo. Questo è un indicatore che è possibile verificare nell’apposita sezione di Scaccomatto per ottenere un quadro generale della situazione. 

Altri indici KPI da tenere sotto controllo sono: 

  • controllo qualità dei prodotti finiti, che consente di capire se il risultato finale è conforme alle aspettative o meno;
  • attrezzaggio, ovvero quanto è necessario prima che un macchinario sia operativo.
  • il numero di scarti prodotti, questo può essere un indice di scarsa affidabilità del fornitore di materie prime e quindi occorre una valutazione attenta;
  • efficienza di produzione, si tratta del numero di pezzi prodotti in confronto alle aspettative, utile per capire se stiamo lavorando a ritmo giusto.

Come posso monitorare i KPI in modo pratico?

Oggi la tecnologia avanza e il monitoraggio dei KPI è molto più semplice rispetto a qualche anno fa. Affidarsi ad un software MES come Scaccomatto permette di non preoccuparsi più di annotare dati perché il programma, se correttamente configurato, permetterà di analizzare i principali KPI in tempo reale.

In questo modo potrai confrontare il passato con il presente per comprendere se le tue azioni hanno migliorato davvero la produttività. 

Analisi dei costi: come fare?

Per ogni impresa che si rispetti analizzare i costi è un fattore determinante per comprendere meglio diversi aspetti: il prezzo dei propri prodotti; l’efficienza produttiva; aree di miglioramento. Infatti senza sapere quanto spendiamo nelle diverse attività che contribuiscono alla vita aziendale diventa complesso riuscire a comprendere come migliorare e battere la concorrenza. Ma come si fa l’analisi dei costi?

Analizzare le fonti di costo per l’azienda

Il primo e più scontato passo per saperne di più è analizzare le fonti di costo per l’azienda, che sono molteplici e tutte importanti. Innanzitutto bisogna comprendere da cosa è composto il prezzo di un prodotto di qualsiasi genere.

Costi fissi

Se è vero che i costi fissi vanno tenuti in conto nel computo totale dei fattori che portano alla definizione del prezzo il problema è che questi costi, essendo fissi, non variano in relazione al volume dei pezzi prodotti. Quindi variare i costi fissi comporta sforzi molto alti perché bisognerebbe agire, ad esempio, sugli stipendi oppure sulle forniture d’energia per ottenere una diminuzione.

Certo, magari ottenere contratti di fornitura d’energia o di affitto degli stabili produttivi più vantaggiosi migliorerebbe la situazione di costi per l’intera azienda ma risulta comunque un processo più lungo e difficile rispetto ad agire sui costi variabili.

Costi variabili

I costi variabili sono legati alla produzione in sé perché si tratta di costi come quello delle materie prime necessarie a creare il prodotto finale, oppure spese che si riferiscono alla logistica per il trasporto del prodotto finito. Di certo agire sui costi variabili può essere più semplice che farlo sui costi fissi ma, in ogni caso, dopo aver individuato tutte le fonti di costo è necessario pensare a come e dove sia possibile effettuare tagli.

Inoltre è possibile dividere i costi in altre due categorie:

  • costi diretti: ad esempio i costi delle materie prime per produrre quel prodotto specifico;
  • costi indiretti: riguardano il processo produttivo in generale, quindi sono qui costi come il personale.

Azioni pratiche per migliorare la gestione dei costi

Una volta individuate le principali fonti di costo bisogna comprendere dove e come agire. Ad esempio si può cercare un nuovo fornitore di materie prime a costi più bassi se questo incide troppo sul prezzo finale del nostro prodotto, oppure si può razionalizzare il costo dei dipendenti, magari esternalizzando attività secondarie. Tutti questi interventi avranno come effetto quello di aumentare l’utile netto dell’azienda. 

Per comprendere meglio che cosa fare hai bisogno di due strumenti: l’analisi del fatturato e un software che ti dia dati di produzione completi.

Infatti la possibilità di consultare dati di produzione affidabili e ricchi possiamo comprendere tutti quei problemi che fanno lievitare i costi come le inefficienze produttive. Ad esempio guasti continui alle macchine influiscono negativamente, colli di bottiglia tra le varie fasi della produzione fanno lievitare i costi di produzione. Scaccomatto ti permette di capire in un solo sguardo cosa non sta andando e ti aiuta ad agire con cognizione di causa. Inoltre puoi inserire: costi delle materie prime; costi dei macchinari e costi del personale. In questo modo sarà più semplice effettuare analisi complete.

Sicurezza informatica: il 2021

Sicurezza informatica: 2021

La sicurezza informatica, come già accennato in altri articoli, è diventata un tema che non può essere ignorato da nessuna azienda. Ma come possiamo difenderci dai frequenti attacchi che minacciano il nostro fatturato?

Qualche dato dal 2021

Secondo un rapporto del Clusit, Associazione italiana per la sicurezza informatica, gli attacchi nel corso del 2021 sono aumentati molto, ma vediamo qualche dettaglio:

Come possiamo ben notare da questi dati nessun settore produttivo è davvero al sicuro e quindi pensare ad azioni di protezione dei propri dati e delle reti è fondamentale. In Europa gli attacchi informatici sono aumentati del 10% per un totale del 25% sul totale degli attacchi mondiali rispetto al 2020 e questo significa che essere vulnerabili potrebbe mettere a rischio il fatturato aziendale. 

Sempre secondo il rapporto del Clusit la situazione è peggiorata anche per quanto riguarda l’importanza degli attacchi a livello di danni causati. Infatti nel 2021 il 49% degli attacchi ha provocato danni altissimi mentre solo il 4% ha portato danni bassi. Questo dato è molto importante perché indica il grado di sfida che va affrontato. 

Più competenze per la sicurezza informatica

Secondo il rapporto citato il numero di attacchi che ha sfruttato le vulnerabilità delle reti aziendali è aumentato del 41%, un aumento che non fa ben sperare. Quindi oggi come non mai la priorità è quella di garantire la massima sicurezza della propria rete per evitare spiacevoli intrusioni. Ancora una volta il problema è di competenze perché non tutte le aziende possono permettersi di investire in personale dedicato alla loro infrastruttura di rete. 

Per questo diventa necessario fare affidamento ad aziende esterne che possano fornire le competenze necessarie per lottare contro la cyber criminalità. Queste realtà devono anche essere in grado di mettere in atto strategie che si adeguino ai tempi.