Metodo AGILE: definizione e utilità

Il Metodo AGILE rappresenta un approccio fondamentale per la produzione software nel contesto dell’industria moderna. In questo articolo, esploreremo il significato del Metodo AGILE, la sua origine, come viene impiegato e come può migliorare la produzione. Discuteremo anche di alcuni metodi alternativi all’AGILE per fornire una visione completa delle opzioni disponibili.

Che cosa significa Metodo AGILE?

Il Metodo AGILE è un approccio di gestione dei progetti che si concentra sulla flessibilità, sull’adattabilità e sulla collaborazione. A differenza dei tradizionali metodi di gestione dei progetti, l’AGILE adotta un approccio iterativo e incrementale, suddividendo il lavoro in sprint gestibili. Questi sprint hanno una durata definita e producono risultati tangibili sotto forma di funzionalità software complete o miglioramenti.

Uno dei principali vantaggi del Metodo AGILE è la sua capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti. Rispetto agli approcci tradizionali, che richiedono la definizione completa dei requisiti all’inizio del progetto, l’AGILE permette di rispondere in modo flessibile ai requisiti in evoluzione, rendendo le aziende più agili e reattive nell’ambito dello sviluppo software.

Quando è nato il metodo AGILE?

Il Metodo AGILE ha avuto origine nel 2001, quando un gruppo di esperti di sviluppo software si è riunito e ha redatto il “Manifesto per lo Sviluppo AGILE del Software”. Questo manifesto definisce i principi fondamentali dell’AGILE e ha segnato una svolta nel modo in cui si concepiscono i progetti di sviluppo software.

Prima dell’AGILE, molti progetti adottavano un approccio “a cascata”, in cui le attività venivano svolte in modo sequenziale e i requisiti venivano definiti sin dall’inizio del progetto. Tuttavia, questo approccio spesso portava a ritardi, costi elevati e risultati insoddisfacenti. L’AGILE è emerso come una risposta a tali problemi, offrendo un modo più collaborativo e adattabile di gestire i progetti di sviluppo software.

Come è stato impiegato il metodo AGILE?

Il Metodo AGILE è stato adottato con successo in diversi settori e industrie, incluso il campo della produzione di software gestionali. Le sue principali metodologie di implementazione includono Scrum, Kanban e Lean Software Development.

Scrum è un framework di gestione dei progetti AGILE che si basa sulla suddivisione del lavoro in sprint definiti e su sessioni di pianificazione, revisione e riflessione chiamate “cerimonie”. Scrum promuove il lavoro di squadra, la trasparenza e la comunicazione costante tra i membri del team.

Kanban è un sistema di gestione visuale che utilizza una tavola suddivisa in colonne per rappresentare lo stato di avanzamento dei compiti. Ogni compito è rappresentato da un “post-it” o una carta e può essere spostato attraverso le colonne a seconda del suo stato.

Lean Software Development si basa sui principi del “lean thinking” e mira a eliminare gli sprechi, ottimizzare il flusso di lavoro e migliorare continuamente i processi. Utilizza concetti come il “just-in-time” e il “kaizen” per massimizzare l’efficienza e la qualità.

Come può migliorare il Metodo AGILE la produzione?

Il Metodo AGILE offre numerosi vantaggi per la produzione di software gestionali. Alcune delle sue principali caratteristiche che favoriscono il miglioramento includono:

  • Flessibilità: l’AGILE consente di rispondere rapidamente ai cambiamenti nei requisiti dei clienti o nelle condizioni di mercato, offrendo maggiore adattabilità rispetto ai metodi tradizionali di gestione dei progetti;
  • Riduzione dei rischi: il processo iterativo dell’AGILE consente di individuare e affrontare i problemi precocemente. Inoltre, la comunicazione continua e la collaborazione tra il team riducono i rischi di fraintendimenti o errori costosi;
  • Coinvolgimento del cliente: l’AGILE promuove un coinvolgimento attivo del cliente durante tutto il processo di sviluppo. Ciò consente di ottenere feedback tempestivi e allineare meglio le aspettative del cliente con il risultato finale;
  • Consegne più frequenti: Grazie alla suddivisione del lavoro in sprint, il Metodo AGILE consente di fornire risultati tangibili in tempi più brevi. Ciò significa che il cliente può beneficiare del software gradualmente, anche prima del completamento completo del progetto.

Altri metodi alternativi all’AGILE

Oltre all’AGILE, esistono altri metodi di gestione dei progetti che possono rappresentare valide alternative. Ecco alcuni esempi:

  • Metodo a cascata: questo è l’approccio tradizionale in cui le attività vengono svolte in modo sequenziale, con una fase successiva che inizia solo quando la precedente è completata. Può essere adatto per progetti in cui i requisiti sono chiari fin dall’inizio e non sono previsti cambiamenti significativi;
  • Metodo a V: il metodo a V è una variante del metodo a cascata che pone maggiore enfasi sulle attività di test e verifica. Assicura che ogni fase del progetto venga adeguatamente testata prima di passare alla successiva;
  • Metodo RAD (Rapid Application Development): questo metodo si concentra sulla rapidità di sviluppo e sulla prototipazione iterativa. È particolarmente adatto per progetti in cui i tempi di sviluppo sono molto brevi e il feedback del cliente è fondamentale.

Ducati: storia di una moto italiana

Ducati: una storia di successo

Nel cuore dell’Italia, nel 1926, tre audaci fratelli, Adriano, Bruno e Marcello Ducati, hanno dato vita a una straordinaria avventura italiana: Ducati. Partendo da una radicata passione per l’innovazione tecnologica, i figli di un produttore di radio fondarono la Società Scientifica Radio Brevetti Ducati. Il loro obiettivo era chiaro: produrre componenti elettrici di altissima qualità. Guidati da una visione audace, hanno fatto tesoro della continua ricerca di soluzioni innovative e dell’applicazione di tecnologie all’avanguardia nel settore industriale. Presto, le radio Ducati hanno raggiunto un enorme successo e hanno aperto filiali in tutto il mondo.

Un’ascesa rapida

In soli dieci anni, da una modesta azienda con soli due dipendenti, Ducati è diventata un’imponente realtà con settemila lavoratori. Si sono ampliate le produzioni in vari settori dell’industria mondiale. I premi e l’onore della visita di Guglielmo Marconi hanno sottolineato un periodo d’oro per l’azienda, caratterizzato da una crescita inarrestabile. Per sostenere tale espansione, è stato istituito un corso di istruzione tecnica per formare operai altamente specializzati.

La fine dell’era dei fratelli Ducati

La Seconda Guerra Mondiale ha rappresentato un duro colpo per l’azienda, con la distruzione del sito produttivo di Borgo Panigale. Nonostante le difficoltà, Ducati ha saputo rinascere. Fu presentato il famoso “Cucciolo”, un motore da montare direttamente su una bicicletta che ottenne un grande successo. Tuttavia, nonostante tali sforzi, l’azienda ha iniziato a sperimentare una crisi finanziaria. Sotto l’amministrazione controllata, Ducati è stata divisa e i fratelli Ducati hanno perso il controllo dell’azienda.

I motori: l’asso nella manica

Con l’arrivo dell’Ingegnere Taglioni, Ducati ha fatto il suo ingresso nel mondo delle corse motociclistiche. Grazie al motore “desmodromico”, la casa italiana ha dominato il settore per anni. Questo motore rivoluzionario ha ridotto le rotture meccaniche, offrendo maggiore potenza e affidabilità. Era un’autentica arma segreta.

La crisi degli anni Settanta

Negli anni Settanta, Ducati ha affrontato una sfida senza precedenti. Le motociclette giapponesi si sono affacciate sul mercato europeo, creando notevoli difficoltà. I competitor agguerriti offrivano innovazioni tecnologiche a prezzi concorrenziali.

Un futuro di successi

Oggi, Ducati fa parte del gruppo Volkswagen e continua a produrre motociclette di successo. Nel 2022, l’azienda ha registrato un record di vendite, confermando il suo status di eccellenza nel settore. La storia di Ducati è un affascinante viaggio attraverso la passione e la determinazione italiana, che ha conquistato il cuore degli amanti delle due ruote in tutto il mondo.

Storia del cloud

Negli ultimi anni, la tecnologia cloud è diventata una delle principali forze trainanti dell’innovazione tecnologica. Grazie alla sua capacità di fornire risorse informatiche su richiesta, senza doverle possedere fisicamente, il cloud computing ha rivoluzionato l’industria IT e ha aperto nuove opportunità per aziende e utenti finali.

Ma qual è la storia di questa tecnologia? Lo vediamo in questo articolo.

Arpanet

In origine far dialogare i computer non era affatto una cosa semplice, oggi la diamo per scontata. Agli albori dell’informatica, quando un calcolatore occupava un’intera stanza, condividere le risorse di un computer con un altro era molto complesso. La necessità, però, era pressante e il lavoro portò presto ai primi risultati.

ARPANET (Advanced Research Projects Agency Network) è stata la prima rete di computer a connessione in pacchetti, sviluppata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel 1969. L’obiettivo iniziale era quello di condividere le risorse informatiche tra diversi istituti di ricerca. Successivamente coinvolse università, centri di ricerca e altre organizzazioni. ARPANET rappresentò il precursore di Internet e, ad esempio, l’email inziò ad essere utilizzata proprio in quel periodo. La rete fu attiva fino al 1990, quando fu completamente sostituita da Internet, divenendo una delle più grandi svolte tecnologiche del XX secolo.

Ma il cloud è ancora lontano

Sebbene la Rete iniziasse a diventare una realtà concreta, non era ancora il momento di pensare ad un vero e proprio concetto di Cloud. 

Si iniziò a parlare nel corso degli anni Novanta di diversi concetti alla base del moderno Cloud computing. In particolare quello di “virtualizzazione“, ovvero la creazione di macchine virtuali che possono eseguire diversi sistemi operativi su un singolo server fisico, ha aperto la strada per la creazione di infrastrutture cloud.

Il termine “cloud computing” fu coniato solo nel 2006 da Eric Schmidt, all’epoca CEO di Google, durante una conferenza. Nel 2006 Amazon ha iniziato ad offrire i suoi “AWS”, ovvero Amazon Web Services, ovvero servizi di storage ma non solo. Nello stesso anno Google ha lanciato Google Docs, basato per il momente su fogli di calcolo e documenti di testo e, nel corso degli anni, ampliato. Da quel momento in poi, la tecnologia cloud ha iniziato a diffondersi rapidamente, grazie alla sua capacità di offrire una vasta gamma di servizi informatici (ad esempio storage, elaborazione, analisi dei dati, etc.) su scala globale.

Il presente del Cloud

Oggi, la tecnologia cloud è diventata un elemento essenziale dell’infrastruttura IT di molte aziende, grandi e piccole. Grazie alla possibilità di accedere a risorse informatiche su richiesta e di pagare solo per ciò che si utilizza, le imprese possono ridurre i costi e migliorare l’efficienza. Inoltre, la tecnologia cloud ha aperto la strada a nuove opportunità di business, come ad esempio la creazione di applicazioni per dispositivi mobili, lo sviluppo di soluzioni IoT e la fornitura di servizi di intelligenza artificiale.

Siamo entrati da qualche anno, quindi, nell’era dei software as a service, ovvero di software che si utilizzano prevalentemente online e che non richiedono potenza di calcolo particolare perché essa viene fornita dai server che ospitano il software stesso. Questo ha permesso di utilizzare programmi complessi senza dover fornire le proprie aziende di macchine potentissime, come avveniva un tempo.

Nell’ambito industriale la possibilità di usufruire di software gestionali potenti come Scaccomatto è a tutti gli effetti una svolta in grado di permettere anche a piccole e medie imprese di accedere ai vantaggi tecnologici senza costi insormontabili.

Rinnovabili: sfide e situazione attuale

Rinnovabili futuro e presente

Al G7 di Tokyo si è parlato di una questione che da tempo preme i paesi di tutto il mondo: la transizione verso un modello energetico più sostenibile. In Europa il dibattito sui biocarburanti pareva chiuso ma forse esiste ancora qualche spiraglio.

Biocarburanti: un’opzione da non sottovalutare

L’Italia, che produce biocarburanti, ha espresso la necessità di includere tale fonte nel novero dei combustibili neutri. Questo spingerebbe il settore dell’automotive verso soluzioni più verdi e sostenibili e sarebbe una scelta strategica per il Paese. La questione sembra ora riacquistare vigore, grazie ad un costante dialogo tra l’Europa e il Ministro dell’Ambiente.

I risultati attuali della transizione

Sebbene, a causa di alcune vicende recenti, si siano momentaneamente aumentati i consumi di energia fossile, le previsioni sono incoraggianti per il lungo termine. Si stima, infatti, un aumento della capacità produttiva di energia pulita pari al 75% rispetto all’attuale. La Cina sarà il Paese che contribuirà in modo maggiore a tale espansione, installando circa il 50% della capacità prevista dall’Agenzia Internazionale Energetica. Questa transizione non sarà solo benefica dal punto di vista ambientale, ma sarà anche un modo per rendere i Paesi meno dipendenti energeticamente da altri Stati.

Batterie e materiali: una questione ancora da risolvere

La sfida delle energie rinnovabili non è solo quella di non utilizzare combustibili fossili, ma anche di cercare di non dipendere da altri Paesi per la produzione di materiali essenziali per la loro produzione. Al momento, infatti, molte risorse necessarie alla fabbricazione di pannelli solari e turbine sono provenienti dalla Cina, creando una dipendenza da un altro tipo di fonte energetica. Per questo motivo, l’Europa sta investendo nella creazione di batterie prodotte all’interno dell’Unione, in modo da evitare simili situazioni di dipendenza.

Il gas battuto dalle rinnovabili

Nonostante l’utilizzo di fonti rinnovabili sia ancora in fase di sviluppo, nell’Unione Europea, nel 2022, la quota di produzione di energia rinnovabile ha superato quella del gas, raggiungendo il 22%. Si tratta di un segnale incoraggiante, ma non dobbiamo fermarci a tale risultato: la sfida è quella di continuare a lavorare verso una maggiore sostenibilità nel lungo termine.

Le tendenze digitali del 2023 secondo WeAreSocial

Il report annuale sul mondo digitale di WeAreSocial è finalmente giunto, un documento prezioso per comprendere il progresso del settore non solo in Italia, ma in tutto il mondo.

La connessione mondiale è in costante aumento. Al momento ci sono circa 5,26 miliardi di utenti online, una cifra che riflette la diffusione sempre più capillare di questo mezzo. Tuttavia, è stato registrato un calo del 5% del tempo trascorso online, con una media di venti minuti in meno al giorno rispetto all’anno precedente. Ciò è probabilmente dovuto alla fase di ripresa dalle restrizioni della pandemia da Covid-19, che ci ha fatto tornare ai livelli del 2019.

Ma perché siamo sempre connessi? Le motivazioni sono molteplici: mantenere i contatti con amici lontani, cercare ispirazione per nuove idee e molto altro ancora. Tuttavia, la ragione principale rimane quella alla base di Internet: cercare informazioni.

Internet è ancora considerato lo “scrigno delle risposte”, dove speriamo di trovare una soluzione a qualsiasi problema. Nonostante il passare del tempo, questa rimane la motivazione principale e probabilmente lo sarà per molto tempo ancora.

L’e-commerce, nonostante il periodo di lockdown sia terminato, rimane uno dei metodi preferiti per fare acquisti. Tuttavia, il negozio fisico continua ad essere utilizzato. Anche se bisogna ammettere che, rispetto alla situazione pre-pandemica, le cose sono cambiate. Adesso, le persone sembrano essere più propense ad utilizzare internet anche per acquistare generi alimentari.

La crescita dei social media non si ferma. Infatti, negli ultimi tre anni, il numero di nuovi utenti è aumentato di un miliardo, ma la percentuale di crescita sta diminuendo. L’utente medio trascorre circa 2 ore e mezza al giorno sui social media, il che è il tempo più alto mai registrato. Facebook rimane la piattaforma con il maggior numero di utenti attivi al mese, seguita da Youtube e Instagram.

Enzo Ferrari: imprenditore di successo

Prima o poi il nostro viaggio si sarebbe dovuto fermare in casa Ferrari, ed eccoci qui a parlare di Enzo. Uno degli uomini più influenti nel panorama automobilistico italiano e non solo, con una storia sfaccettata e complessa.

Come tutto ebbe inizio

Enzo Ferrari nacque il 18 febbraio del 1898, l’inverno era stato molto rigido e così c’erano state difficoltà per registrare l’evento. Il padre infatti riuscì a recarsi all’anagrafe soltanto due giorni dopo. In Italia la situazione non era affatto semplice e si attraversava un periodo di transizione. Il piccolo Enzo si appassiona fin dalla tenera età al mondo delle auto, nel 1908 assiste con il padre e il fratello ad una gara, scocca l’amore.

Il continente europeo sta per finire nel baratro della prima guerra mondiale, con un conflitto che porterà morte e distruzione a livelli mai visti prima. Enzo viene chiamato alle armi e rimane colpito dalla famosa febbre gialla mentre suo padre e suo fratello muoiono. Dopo il congedo si trasferisce a Torino.

La velocità come obiettivo

Prima cerca di entrare all’interno della FIAT, all’epoca in forte crescita, ma si trasferirà poi a Milano. Affronta diversi impieghi che non lo soddisfano troppo ma, alla fine, arriva all’Alfa. Prima ha il ruolo di collaudatore, poi arriva il debutto nelle gare ufficiali che lo vedono protagonista.

Durante gli anni Venti la competizione è serrata ma Ferrari riesce a portare in casa Alfa qualche coppa. Un’abilità che va inquadrata nel mondo automobilistico dell’epoca che era molto differente da quello al quale siamo abituati oggi. In parallelo alla sua attività da pilota inizia l’avventura della scuderia Ferrari che correva con auto del gruppo Alfa.

Nel 1931 nasce il primo figlio, Dino, affetto da una grave malattia, la distrofia muscolare, che non gli darà una vita semplice. Nonostante i tentativi di curarlo il figlio verrà a mancare nel 1956.

Nasce la Auto Avio Costruzioni

Durante gli anni il sodalizio sembra migliorare sempre più, infatti la Ferrari mette a punto l’Alfetta, un modello mitico che avrà il merito di portare tanti titoli, diventando uno dei modelli più importanti della storia. L’Alfa decide però di tornare in campo in prima persona e costringe Ferrari a chiudere. Così Enzo diventa direttore ma poco dopo lascerà a causa di divergenze irrimediabili. Nel 1939 fonda la Auto Avio Costruzioni, in attesa di poter usare di nuovo il nome Ferrari.

Durante la seconda guerra mondiale Ferrari non si da per vinto e continua a lavorare nonostante ci siano bombardamenti sempre più frequenti. Intanto tesse relazioni con la concorrenza: Vittorio Stanguellini, specializzato in aerodinamica e Adolfo Orsi di Maserati. 

Ritorna il nome

Lo scorrere del tempo non frena le ambizioni di Enzo che sogna il momento di poter sconfiggere sul circuito l’Alfa. La prima vittoria arriva nel 1951 al GP di Gran Bretagna. Fu il primo di una lunga serie che segnò la crescita della casa rossa e il declino dell’Alfa Romeo.

Non solo vittorie

Purtroppo la storia non è sempre tutta costellata di vittorie, ma a volte bisogna anche fare i conti. In questo caso i conti sono quelli del bilancio che rimangono sempre più appesantiti dall’impegno sportivo della casa. Nel corso del 1963 la società è sempre più indebitata e pare pronta a terminare la sua corsa. Ford sembra pronta ad acquistare il 90% delle quote dell’azienda lasciando il 90% della parte sportiva a Ferrari ma, all’ultimo Enzo fa saltare l’accordo perché non può tollerare che la sua creatura venga data in mano ad altri. Solo nel 1969 sarà costretto a cedere alla FIAT a patto di rimanere al comando nella parte sportiva.

Intelligenza artificiale: presente e futuro

L’esplosione di ChatGPT ha avuto il merito di mettere in luce un settore in crescita che potrebbe rappresentare terreno fertile per molte aziende: quello dell’Intelligenza artificiale. In realtà, però, questo settore dell’informatica si sviluppa sin dagli albori, con fortune alterne. Scopriamo qualcosa in più in questo articolo.

Come far pensare una macchina?

Come dicevamo in apertura, anche all’inizio della storia dell’informatica ci si chiedeva se un giorno le macchine avrebbero potuto. Turing aveva iniziato a ragionare su possibilità che, all’epoca, erano molto remote.

Si trattava di un’epoca molto diversa che oggi fatichiamo ad immaginare. I computer occupavano intere stanze di grandi dimensioni e non avevano sistemi operativi simili a quelli odierni. Certo, una macchina poteva eseguire dei comandi ma non aveva “memoria” di ciò che aveva appena fatto e questo costituiva un problema molto grande per poter pensare all’addestramento di un’Intelligenza Artificiale.

Un problema complesso

Nel corso dei decenni successivi la corsa al progresso nel campo informatico pareva inarrestabile e un certo ottimismo si respirava un po’ ovunque. Alcuni ipotizzavano che durante gli anni Ottanta avremmo potuto vedere Intelligenze Artificiali paragonabili ad un uomo.

Alcuni progetti come quello di Newell e Simon riuscirono a dimostrare che un IA poteva prendere decisioni complesse in alcuni ambiti, in modo sovrapponibile a quello umano.

Il problema principale non era tanto quello di addestrarla a prendere decisioni tramite la logica ma molti studiavano per farle apprendere il linguaggio umano. Questo purtroppo richiedeva diversi fattori da tenere in considerazione e rendeva l’obiettivo non facilmente perseguibile.

Si chiudono i rubinetti

Se durante i decenni precedenti agli anni Ottanta i fondi erano aumentati di molto sotto l’influsso dell’ottimismo dilagante, le cose erano rapidamente cambiate quando i risultati eclatanti iniziarono a diminuire e così fece l’attenzione per quello specifico campo dell’informatica.

Nel 1997, nonostante tutto, un’IA batteva al gioco degli scacchi il campione russo Kasparov, e questo fu un evento in grado di destare di nuovo l’attenzione poiché si trattava di un grande esempio di capacità di prendere decisioni.

La potenza di calcolo scarseggia

Sviluppare l’IA però richiede potenze mai richieste prima e questo è stato uno dei freni maggiori nel corso della storia dell’informatica. Ovviamente la potenza è cresciuta costantemente nel corso degli anni e oggi, nonostante sia tutto molto diverso rispetto agli albori dell’informatica, le cose sono ancora complicate da richieste sempre più esose.

Colossi della tecnologia come IBM, che nel corso dei decenni si è sempre più interessata all’Intelligenza artificiale, già a partire dal 2021 ha cercato di rispondere all’esigenza di potenza di calcolo dedicata con un SoC apposito. Si tratta di un primo passo in grado di tracciare una strada ben precisa.

Non solo chat

La peculiarità di ChatGPT è di certo quella di dare l’illusione di poter dialogare con un’intelligenza artificiale e di essere di facile consultazione per tutti. Chiaramente si tratta di un primo passo in questa direzione che richiederà ancora altri anni per arrivare al suo pieno potenziale.

La guida autonoma e non solo rappresentano campi di applicazione per le IA di vario genere e potrebbero essere un valido aiuto per cambiare questi settori in meglio. Ad esempio Amazon ha implementato robot per portare a termine determinati compiti nei suoi magazzini, anche se si tratta di una prima fase di questo esperimento.

Questi sono solo alcuni esempi di applicazioni possibili, rimane un campo da esplorare e che potrebbe portare incredibili avanzamenti per la civiltà.

Si tratta solo di alcuni esempi, in futuro i campi potrebbero essere molteplici e ricchi di sorprese. Staremo a vedere.

La corsa alle IA

ChatGPT ha stupito tutti con il suo arrivo, scoperchiando un vaso di Pandora che difficilmente potrà essere chiuso di nuovo. L’Intelligenza artificiale è da sempre un tema molto dibattuto e ChatGPT ha dato l’inizio a quella che è la corsa alla nuova frontiera tecnologica. Google ha annunciato Bard e Microsoft integra ChatGPT in Bing. 

Google Bard: non così bene

Non sappiamo cosa sia accaduto negli uffici di Google ma, di certo, ci sono stati momenti di tensione, visto che sono stati addirittura richiamati i fondatori dell’azienda per discutere delle contromosse. Indubbiamente il segnale che qualcosa doveva cambiare subito perché erano anni che il colosso di Mountain View non si trovava a “rincorrere”. 

Google stava lavorando da molto tempo su un progetto di Intelligenza Artificiale che non aveva mai mostrato, questo fa pensare che fosse tutt’altro che pronta. La presentazione di Google Bard non è andata come sperato, infatti ha causato una consistente perdita di valore per le azioni.

La polemica è nata intorno all’errata risposta di Bard riguardante il telescopio James Webb. La risposta ha creato dubbi sull’accuratezza dell’IA e così le azioni sono scese di circa l’8% del valore.

Google non investe solo in Bard

Google non sta giocando solo sul proprio tavolo ma anche su quello di Claude. Si tratta di un’altra Intelligenza Artificiale che potrebbe avere interessanti sviluppi. Microsoft invece ha investito diversi miliardi in ChatGPT, non avendo un progetto in casa ha preferito puntare su qualcosa di molto avanzato.

L’accuratezza?

L’intelligenza artificiale rappresenta di certo uno strumento interessante in grado di aprire a nuovi utilizzi per il futuro. Il problema dell’accuratezza non è solo di Google Bard comunque.

Quando consultiamo in modo tradizionale un qualsiasi motore di ricerca la prima cosa con cui entriamo in contatto sono i vari risultati e non una semplice rielaborazione degli stessi.

Quindi è ovvio che le perplessità in merito all’involontaria diffusione di fake news ci sono, la tematica è ancora tutta da esplorare. Un pubblico vasto investito da informazioni poco accurate non è di certo quello a cui aspirare.

La corsa è appena iniziata e ne vedremo delle belle senza alcun dubbio.

Le prospettive per il 2023

Il 2023 si appresta a salutare il primo mese dell’anno, nonostante questo è ancora possibile fare qualche previsione per quello che accadrà nei restanti undici mesi. Ne abbiamo scelte tre.

Le IA sempre più presenti

Se la fine del 2022 ha visto l’avvento di ChatGPT nella terza iterazione è certo che anche quest’anno non potrà essere da meno. Infatti sappiamo che si sta lavorando già alla quarta iterazione che dovrebbe arrivare nel 2023.

OpenIA ha avuto la capacità di raccogliere molti fondi da aziende del settore tecnologico, la più importante è senza dubbio Microsoft. Il gigante fondato da Bill Gates è molto interessato ai futuri sviluppi e alle future implementazioni nei servizi Microsoft, per il momento ha messo sul piatto 10 miliardi di dollari.

Intanto a Mountain View non sono rimasti con le mani in mano, infatti sono stati richiamati i fondatori di Google per riunioni straordinarie a tema IA. L’azienda starebbe lavorando da anni ad una sua IA ma ancora non ha mostrato niente, è quasi certo che nel 2023 vedremo qualcosa.

La Cina verrà superata dall’India

L’India dovrebbe diventare il paese più popoloso del mondo  entro l’anno in corso, superando di fatto la Cina. La strada dal punto di vista economico è ancora molto lunga ma intanto questo passaggio rimane comunque epocale. 

Negli ultimi anni il reddito medio è in continua ascesa e di certo l’importanza di questo paese negli equilibri mondiali non potrà che aumentare nel corso del 2023.

Logistica sempre più robotizzata

Il colosso dell’e-commerce mondiale, Amazon, ha alcuni dei più grandi magazzini del mondo. Immensi fabbricati nei quali si trovano prodotti di ogni tipo pronti a partire in ogni direzione. I costi di gestioni per strutture simili sono ovviamente molto alti e si lavora per ridurli. Per questo esiste un reparto di ricerca e sviluppo dedicato interamente alla prototipazione di soluzioni per la robotica.

L’azienda di Seattle già nel corso del 2022 ha mostrato novità di un certo peso e quest’anno potrebbe non essere da meno. Una delle novità più interessanti è quella di un “braccio” robotico che preleva i pacchi da spedire da un rullo e li dispone su carrelli che poi vengono trasportati in una seconda fase, ovviamente questo riduce anche la possibilità di infortunio nei magazzini. 

Nel corso del 2022 sono state presentate alcune novità, alcune allo stadio di prototipo e altre più avanzate, che potrebbero sostituire l’uomo in alcuni dei compiti più gravosi. Infatti sono già in fase avanzata di sviluppo robot per trasportare pacchi, per disporli sui carrelli dai nastri trasportatori o per prelevare i prodotti prima dell’imballo. Insomma, è chiaro che il settore logistico nei prossimi anni, e forse già da questo, potrebbe assistere a diversi cambiamenti. 

Ford: non solo Model T

Ford, uno dei più importanti imprenditore del Novecento, quando si parla di lui viene subito da menzionare la famosissima Model T. Certo, si tratta di un veicolo che ha rivoluzionato il mondo e, in particolare, ha permesso agli Stati Uniti di diventare una nazione “su gomma”. Quest’auto era, infatti, economica e poteva essere acquistata dalla classe media. Ma come si arrivò ad un simile risultato?

Henry Ford: ambizione e perseveranza

Ford nasce in una famiglia che possiede una grande fattoria nel Michigan, a Deaborn. A sedici anni prende l’iniziativa di trasferirsi a Detroit, il suo obiettivo è lavorare e inizia a farlo dimostrando spirito d’intraprendenza.

Torna a casa e si sposa ma Detroit rimane nei suoi pensieri e, più tardi, torna da dipendente dell’Edison come ingegnere. La sua carriera decolla e in pochi anni diventa capo ingegnere, potrebbe ritenersi soddisfatto ma non è così. Infatti, nel tempo libero cerca un modo per creare un sostituto del carro trainato da cavalli.

Il progetto consisteva nel mettere a punto una vettura che fosse in grado di muoversi con l’ausilio di un motore a gasolio. Il suo progetto aveva attratto degli investitori, ma Ford dimostrò molta voglia di migliorare prima di portare il prodotto sul mercato. Questa si scontrava con l’esigenza di monetizzare, così si arrivò allo scontro finale che causò la nascita di una delle aziende più importanti dell’epoca: Cadillac Motor Car Company.

Nasce la Ford Motor Company

Prima di arrivare ad un modello accessibile a tutti ci fu necessità di fare passaggi in più. Model A fu un modello importantissimo perché si trattava di un’auto funzionante e questo era già un passo importante, ma in questo momento era ancora un bene elitario. Ford voleva di più, voleva far crescere il mercato, farlo diventare di massa. La Model T, per essere realizzata, richiedeva una rivoluzione nell’ambito produttivo.

Tanti piccoli passi

Alla base della catena di produzione c’era l’idea di parcellizzare ogni passo in modo da renderlo replicabile senza troppi problemi e conoscenze pregresse.

Un’auto richiedeva fino a quel momento due o tre operai che si dedicassero al processo dall’inizio alla fine. Ma questo processo portava via molte ore e non si poteva produrre molto in una giornata. Ford intuì che aumentando il numero di passaggi ma riducendo l’apporto di un singolo operaio si potesse velocizzare molto il processo. Fu così che nacque la catena di produzione.

Problemi per gli operai

Come tutte le innovazioni, anche questa fu accolta con un certo sospetto e gli operai la vedevano come un modo per ridurre la loro responsabilità. Soprattutto, visto che non venivano richieste grandi competenze, era possibile diventare operai senza troppi problemi.

Fu grazie alla pellicola di Charlie Chaplin, “Tempi moderni” del 1936, che sul grande schermo il pubblico ebbe modo di vedere una critica a questo modello. L’ironia che aveva reso famoso l’attore americano rese la pellicola un enorme successo.