Spazio e innovazione: binomio vincente

La tecnologia si è evoluta nel corso dei millenni, ma per lungo tempo lo sviluppo era legato alle esigenze dei nostri antenati sulla Terra. Questo paradigma è cambiato negli anni cinquanta con la corsa allo Spazio tra Stati Uniti e URSS. Gli scienziati e gli ingegneri si sono trovati di fronte a problematiche mai viste che dovevano affrontare in modi diversi.

Lo spazio non è così lontano

La Terra all’inizio della corsa allo spazio era decisamente diversa vista da fuori, infatti all’epoca non esistevano orbite occupate dai satelliti. Man mano che la tecnologia dei satelliti si è sviluppata essi sono diventati cruciali non solo per la trasmissione televisiva. Il sistema satellitare è alla base di quello che viene chiamato GPS (global positioning system). Una tecnologia che ha subito un’accelerazione durante la corsa alla Luna.

Questo sistema di tracciamento della posizione ci permette oggi di guidare le nostre auto verso destinazioni nuove senza timore di perderci. Viene utilizzato quotidianamente da atleti di ogni categoria che corrono o praticano altri sport all’aperto.

Anche i materiali sono cambiati

I protocolli di comunicazione senza filo hanno avuto un enorme beneficio dalla corsa allo spazio, infatti questa era una priorità per poter permettere agli astronauti un viaggio sicuro. Anche tecnologie come la radiografia moderna hanno avuto una derivazione diretta.

Alcuni dei materiali più conosciuti oggi sono proprio arrivati “dallo spazio”, ad esempio il memory foam. Questo lo ritroviamo in diverse applicazioni: cuscini, materassi e altro. Lubrificanti industriali come il PS-300 sono stati perfezionati dalla NASA.

Il primo laptop nello spazio: SPOC

SPOC è stato il primo laptop della storia ad essere mandato in una missione spaziale, con un modello custom denominato GRiD, era il 1982. 

Il progetto per la NASA fu modificato in modo da essere pronto per l’operazione: fu aggiunta una striscia di velcro per fissarlo nella plancia di comando; fu aggiunta una ventola di raffreddamento e poi si lavorò molto sul software custom da inserire.

Senza la capacità di produrre computer portatili l’evoluzione dei dispositivi non ci avrebbe condotti all’era dello smartphone e dei tablet, strumenti imprescindibili anche nel campo dell’operatività industriale.

Energia e acqua

Anche le tecnologie come quelle impiegate nella costruzione dei pannelli solari hanno avuto una grossa spinta data dall’esplorazione spaziale. Oppure se ci riferiamo all’acqua, ad esempio, anche tecnologie per depurare l’acqua. Nello spazio il problema è molto importante e purificare tutto è fondamentale per sopravvivere per lunghi periodi. 

Arriva l’era dell’Industria 5.0

Si sente parlare della tematica dello sviluppo industriale, della rivoluzione dell’Industria 4.0, ma la realtà è ben diversa. Infatti parliamo già di rivoluzione 5.0, una sfida che raccoglie l’eredità della precedente con un occhio alla sostenibilità.

Industria 4.0: cosa è stata

La peculiarità di questa rivoluzione industriale è il fatto di essere stata prevista e attivata con incentivi e strategie precise. Infatti se la nostra mente andasse indietro ai tempi del vapore o dell’invenzione della corrente scoprirebbe che nessuna di queste era prevista. Si tratta di cambiamenti incredibili che hanno sconvolto il mondo e il modo di produrre nati dall’ingegno di alcuni. Oggi invece siamo in grado di prevedere le evoluzioni tecnologiche future e questo ci ha permesso di tracciare la strada.

Il motore degli incentivi fiscali e non solo è stato assolutamente fondamentale nella transizione digitale che ha incluso: IoT; Cloud; software d’analisi avanzati. Un approccio guidato dall’uso dei dati è necessario per rendere competitive le imprese che oggi fanno fatica a stare sul mercato. I piani si sono rinnovati anche durante la pandemia, mantenendo incisività e permettendo alle aziende di acquistare macchinari all’avanguardia.

Industria 5.0: le sfide per il futuro

L’industria 4.0 era focalizzata sull’efficienza produttiva, sui dati e su una produzione sempre più digitalizzata, la 5.0 è diretta verso una transizione green, sostenibile, oltre che digitale. 

Il cambiamento climatico sta diventando una realtà sempre più presente e viva per noi, per questo in Europa si discute su come agire. Il piano per l’industria 5.0 è proiettato verso un futuro nel quale la produzione sia sostenibile per il pianeta e per i lavoratori.

Si punta ad una sostenibilità energetica eliminando le fonti non rinnovabili in favore di altre meno inquinanti. 

L’altro obiettivo essenziale è quello di creare un’industria nella quale le macchine aiutino i lavoratori a vivere meglio il loro tempo speso sul luogo di lavoro. 

Tetto al prezzo del gas?

Il prezzo del gas ha subito un enorme aumento nell’ultimo anno. A settembre del 2021 il prezzo del gas era circa 45€ al mwh (megawattora), nel corso del 2022 abbiamo assistito a prezzi che hanno toccato punte di 345€ al mwh. Inutile sottolineare la portata di tali aumenti che oggi rischiano di intaccare la produttività italiana ed europea. 

Tetto del gas: in cosa consiste

La proposta di un tetto al prezzo del gas ha iniziato a circolare anche spinta dal premier italiano, Mario Draghi, ma in cosa consisterebbe? In poche parole si tratterebbe di far fronte comune con tutti i paesi della comunità europea per imporre un prezzo massimo alle importazioni di gas. Una proposta molto semplice che però potrebbe avere impatto.

I principali punti di forza

La forza principale di un provvedimento simile è data dall’unità, infatti se tutti i paesi europei decidessero di attuare una manovra del genere avrebbero una buona forza contrattuale, visto che insieme importanto molto gas. Questo consentirebbe di avere una leva più alta, aumentando la possibilità di ottenere il risultato sperato, ovvero quello di pagare meno e mettersi al riparo da oscillazioni di prezzo della materia prima.

Infatti l’Europa importa più di 300 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ed è quindi un partner fondamentale per quei paesi che hanno costruito infrastrutture in grado di fornirci ciò di cui abbiamo bisogno. 

Lo stato attuale del tetto al prezzo del gas

La proposta è sul tavolo delle commissioni dell’Unione Europea ma non è ancora passata, ma si sta lavorando per trovare un fronte comune. Tra le altre idee quella di sganciare il prezzo del gas da quello dell’energia elettrica. 

La discussione sembra però essere ancora lunga poiché alcuni paesi sono preoccupati dalle conseguenze di una decisione del genere.

Un inverno attento ai consumi

Mentre si preparano soluzioni di varia natura nelle commissioni europee è ovvio che l’inverno vedrà un atteggiamento molto più cauto verso il consumo di questa materia prima essenziale per le industrie italiane ed europee. 

Incentivi fotovoltaico 2022

Energia pulita, questo è un tema che riscalda il dibattito, soprattutto negli ultimi anni. Come abbiamo visto nell’articolo dedicato ad Agenda 2030, la produzione di energia pulita è al centro degli obiettivi da raggiungere per la data fissata. Senz’altro l’energia per le famiglie è essenziale e deve pian piano anche essa provenire da fonti più sostenibili. Il tema di quella dedicata alle aziende è molto importante. Per questo oggi esaminiamo gli incentivi dedicati al fotovoltaico. 

Perché conviene installare pannelli fotovoltaici?

Le aziende, non tutte ma in media è così, producono molto di più durante le ore diurne. Esistono delle eccezioni a questa situazione ma in generale possiamo darlo come principio generale. Spesso si produce in grandi capannoni industriali che presentano ampie superfici, sui tetti e non, che sono perfette per l’installazione di un impianto fotovoltaico. 

Con i prezzi dell’energia attuale questo significa essere in grado immediatamente di abbattere i costi della bolletta e, quindi, abbattere per una buona frazione i costi fissi. 

Oggi è anche possibile pensare di installare batterie per l’accumulo dell’energia, in modo da sopperire quando magari le condizioni meteo avverse riducono l’efficienza dell’impianto. Certo, si tratta di un acquisto importante per l’azienda ma si rientra in fretta alle condizioni attuali.

Incentivi nel 2022

La legge di bilancio per il 2022 ha confermato la possibilità di usufruire di credito d’imposta per il 6%, rispetto al 10% dello scorso anno. Si può usufruire di questo incentivo solo se al 30 giugno del 2023 verrà pagato almeno il 20% dell’investimento, che non deve superare 2 milioni di euro.

Esistono diversi altri incentivi come quello denominato “Nuova Sabatini” che prevede la possibilità di accedere ad un finanziamento da parte delle PMI. L’importo da pagare non deve superare i 4 milioni di euro, deve essere estinto entro 5 anni e non può essere utilizzato per coprire altre spese.

Scambio sul posto

Lo scambio sul posto è uno strumento utilissimo e a disposizione di privati e imprese. Si tratta semplicemente di rivendere al gestore dei servizi energetici tutta quell’energia che eccede il nostro fabbisogno. In questo modo, se non abbiamo possibilità di conservarla o altro, possiamo guadagnare dalla vendita dell’energia stessa. 

Storia di Olivetti

Storia di Olivetti

C’è stato un periodo nel quale in Italia esistevano aziende all’avanguardia in campi che oggi sono appannaggio di colossi esteri. Uno dei più grandi esponenti di questo è senz’altro stata Olivetti, un’impresa che ancora oggi è ricordata come tra i più importanti del passato recente di questo Paese. 

Camillo Olivetti: come tutto ha inizio

Camillo Olivetti è stato il fondatore, nel 1908, di questa storica impresa. Si laureò in Ingegneria elettrotecnica nel 1891, conobbe la realtà di fabbrica a Londra, nella quale acquisì un’ottima conoscenza dell’inglese. 

Olivetti si fermò in USA per un anno e qui conobbe Thomas Edison, insegnò anche all’università di Palo Alto. 

Ebbe diverse avventure imprenditoriali, di cui una a Milano, ma non si conclusero bene. Tornato ad Ivrea, sua città natale, decise di realizzare un’impresa che producesse un prodotto diffuso in America che però in Italia ancora esisteva in pochi esemplari.

Nasce la ditta Olivetti

Il lavoro di studio fu duro perché richiese l’invenzione di soluzioni particolari per alcune parti delle macchine da scrivere che erano già brevettati. Nel 1907 visitò alcune fabbriche in USA per capire se il progetto fosse instradato nella giusta direzione. Nel 1908 nacque Società in accomandita semplice Ing. C. Olivetti & C. Gli operai all’epoca erano venti. Già nel 1912 si apriva la prima filiale, con sede a Milano. Nel 1929 già si contavano 500 dipendenti e l’attività era sopravvissuta ad una guerra e alla crisi più importante del Novecento.

L’ingresso nel settore dell’elettronica

Se nel 1929 i dipendenti erano appena cinquecento, nel 1942 erano addirittura quattromila. Le filiali internazionali erano in Belgio, Spagna, Francia, Brasile, Argentina. Già nel 1958 fu aperta una divisione di ricerca in campo elettronico, visto come il futuro del settore industriale delle macchine da scrivere. Adriano Olivetti, succeduto al padre deceduto durante la Seconda Guerra Mondiale, capì da subito che era necessario investire in nuove tecnologie. Nel 1959 nasce il primo computer italiano, Elea 9003. In questo momento Olivetti è all’avanguardia, perfino più di alcuni colossi statunitensi, sembra in grado di portare innovazione ai massimi livelli. 

Elea 9003: una macchina grandiosa

Elea fu un esperimento molto interessante per l’epoca. L’aspetto, seppur simile a quello degli altri computer dell’epoca, presentava qualche differenza. Infatti occupava sì un’intera stanza, ma i moduli nei quali era diviso non erano alti fino al soffitto ma rimanevano ad altezza uomo per favorirne l’interazione. Infatti occorre pensare che all’epoca non esistevano mouse e tastiera ma i tecnici dovevano “camminare” nel computer per poter lavorare. 

Mario Tchou, figlio di un diplomatico cinese fu portato alla Olivetti nel 1954, ancora molto giovane, e fu incaricato di lavorare allo sviluppo tecnico della futura Elea. Una novità per l’epoca era l’impiego dei transistor, considerati dall’ingegnere molto più funzionali ed economici rispetto alle tradizionali valvole. 

La morte di Adriano Olivetti e il declino

La prematura morte di Adriano Olivetti, vittima di un’emorragia cerebrale, e la scomparsa di Mario Tchou misero a dura prova l’espansione nel settore elettronico. All’inizio degli anni sessanta i problemi economici costringono l’azienda a rivedere le strategie, alla fine si decide, in modo poco lungimirante, di tagliare il ramo elettronico. 

Negli anni successivi l’Olivetti subisce un declino inesorabile che poi la porterà negli anni Novanta ad entrare nel gruppo TIM. 

Agenda 2030: l’0rizzonte per l’industria

Agenda 2030

Agenda 2030 è un documento redatto nel 2015 sottoscritto da 193 paesi nel mondo e si tratta di un programma che si prefigge diversi obiettivi. Tutto sta cambiando in fretta e le sfide ecologiche e di sostenibilità non possono più essere rimandate. Ma cosa comporta questo piano per le imprese di tutti i paesi firmatari?

Obiettivo 9: costruire un’infrastruttura sostenibile, promuovere l’industrializzazione inclusiva e innovativa

Se c’è una cosa della quale abbiamo bisogno per resistere ai cambiamenti climatici che oggi si manifestano sempre più spesso, è la creazione di industrie e centri di ricerca nel mondo. 

Se i precedenti obiettivi del Millennio erano focalizzati sulla riduzione del gap tra mondo sviluppato e terzo mondo, ora è impossibile ignorare il fatto che l’emergenza climatica rischia di essere un grande ostacolo per tutti. 

Ciò significa che l’obiettivo per Agenda 2030 è quello di creare un’industria più sostenibile anche nei paesi sviluppati, ad esempio garantendo fonti di energia pulita che riducano l’impatto della produzione delle industrie. 

Per decarbonizzare le industrie McKinsey stima che ci vorranno circa circa 275 trilioni di dollari entro il 2050, pari a circa il 7,5% del PIL globale. Una cifra incredibile se pensiamo che il 2050 non è un traguardo di tempo così lontano. 

I traguardi più importanti

Per misurare il successo del terzo target, vale a dire “aumentare l’accesso delle piccole imprese ai servizi finanziari”, si misurerà la percentuale di valore aggiunto di tutte le piccole imprese sul totale e la percentuale di imprese piccole con una linea di credito. 

Il target quattro prevede di costruire infrastrutture e industrie più sostenibili entro il 2030 e si misurerà il successo di questo obiettivo tramite l’emissione di CO2. 

Il target che prevede l’incoraggiamento della ricerca scientifica per aumentare il tasso d’innovazione, è uno dei più importanti perché include anche i paesi in via di sviluppo. Questo verrà verificato tramite la verifica del numero di addetti alla ricerca per milione di abitanti e della spesa pubblica e privata nel settore.

Le connessioni per unire i Paesi

Lo abbiamo raccontato in diversi articoli, la rete veloce è un traguardo importante per l’industria, per poter accedere ai propri dati in fretta e senza barriere. Si tratta però anche di un parametro fondamentale perché, al contrario di quanto si possa pensare, solo il 52% della popolazione di tutto il globo è in grado di accedere alla rete Internet. 

L’accesso alla Rete permette un afflusso di informazioni costante e consente di progredire anche nella produttività, aspetto fondamentale per ridurre il gap tra i paesi industrializzati e quelli meno. 

2035: la fine dei motori endotermici

Proprio di questi giorni la firma dell’accordo europeo che promette la fine dell’era endotermica per quanto riguarda il settore automotive. Dal 2035 non potrà più essere messa in commercio alcuna auto endotermica, tranne qualche eccezione. Una tappa molto discussa verso una transizione energetica necessaria, ma a quale costo per l’industria europea?

Perché avere un tablet in produzione?

Perché avere un tablet di produzione?

Vent’anni fa il gestionale di produzione era visto come uno strumento con cui interagire solo tramite pc fisso in amministrazione o in postazioni dedicate. La tecnologia, però, avanza e molte cose sono cambiate. Infatti l’evoluzione dei software gestionale ha eliminato il problema di dover installare il programma tramite dischi e non solo. Il Cloud oggi permette un accesso rapido su tutti i dispositivi in grado di connettersi alla rete. Perché non sfruttare le possibilità offerte dalla tecnologia per rendere il lavoro più semplice?

A cosa serve un tablet in produzione?

Il tablet è un punto d’accesso perfetto per ogni operatore in produzione, uno strumento che permette di compiere alcune azioni fondamentali: lettura di codici QR o a barre; invio delle tempistiche di lavoro; segnalazione dei guasti e delle anomalie in produzione. 

Questo nuovo sistema di interazione si basa su una semplice app installabile su qualsiasi tablet Android recente (supportati dalla versione Android 4.4 Kitkat). In questo modo l’operatore potrà utilizzare il tablet come un alleato nel lavoro quotidiano e garantirà un’efficienza maggiore. Infatti non ci sarà più bisogno di prendere i tempi di produzione con i fogli di carta come accadeva fino a qualche anno fa. Questo permette di risparmiare carta e di non perdere fogli, con il timore di falsare tutti i tempi.

Windows vs Android

Windows è senz’altro uno dei sistemi operativi più diffusi della storia dell’informatica e vanta una storia ormai trentennale. Windows offre il vantaggio di un sistema operativo identico a quello per il personal computer. 

Lo svantaggio è che Windows non è particolarmente ottimizzato per essere utilizzato tramite touchscreen, questo comporta diverse problematiche. In generale è sconsigliato per un uso in produzione.

Android ha dalla sua quello di essere un sistema operativo nato per il mobile, quindi ottimizzato per un certo tipo d’uso. Sotto questo punto di vista il paragone non regge perché si tratta di qualcosa che permette l’uso di pennini e dita con estrema naturalezza. I tablet sono in generale meno potenti in versione Android, ma hai davvero bisogno di una macchina potente per compiere operazioni basilari?

Come scegliere un gestionale

Gestione magazzino

Così sei finalmente arrivato alla scelta del tuo nuovo gestionale di produzione, forse non ne avevi mai usato uno prima, forse il vecchio non rispecchiava più la tua azienda. Si tratta di una scelta molto complessa che richiede diverso tempo. Immagina di acquistare un’auto: qualcosa che ti accompagnerà per molto e hai bisogno di soppesare bene ciò di cui hai bisogno da ciò che è superfluo.

1. La valutazione delle funzionalità

Di certo il primo parametro da valutare è quello delle funzionalità che risultano alla base della nostra decisione d’acquisto. Ogni azienda ha esigenze differenti che derivano da differenti modi di produrre, perciò non esiste il software perfetto per ogni situazione. Devi essere in grado di pensare con i tuoi collaboratori a tutto ciò di cui hai bisogno e di tutto ciò a cui potresti rinunciare. Avere un software ricchissimo di funzionalità è davvero fantastico, se ne hai bisogno. Pensa infatti che il costo del software non si ferma a quello che pagherai al momento dell’acquisto ma anche a tutto ciò che c’è intorno. Formare il personale, la lunghezza di ogni operazione. 

Alcune aziende non trovano software davvero adatti alla loro realtà, alcune preferiscono farsi costruire il software su misura, come se fosse un abito, ma questo è spesso un processo lungo e dai costi proibitivi. Per questo in fase d’analisi occorre ascoltare tutti i reparti dell’azienda.

2. Primo posto: facilità d’utilizzo

Quel piccolo strumento che portiamo in tasca che porta il nome di smartphone è molto facile da utilizzare e questo a settato nuovi standard negli anni. Per questo avere un’interfaccia software altrettanto studiata e rapida è necessario. Infatti si risparmia in tempo impiegato nell’uso del software e anche nella formazione del personale nuovo.

3. Capacità di interfacciarsi

Le aziende, soprattutto quelle di medie dimensioni, hanno diversi software nei vari reparti e hanno il piacere di continuare ad utilizzarli. Spesso però questi non si interfacciano con il gestionale di produzione, creando problemi e lungaggini. Inoltre è altrettanto necessario che riesca a dialogare con le macchine in produzione. In questo modo si possono ricevere dati continuamente senza doverli inserire manualmente.

4. Il futuro nella modularità

L’azienda è come una materia organica: si trasforma di continuo. Per questo occorre pensare che il software ci accompagnerà per molto tempo e non è sempre chiaro quale evoluzione avremo nella nostra impresa. Avere a disposizione un software gestionale di produzione in grado di rimanere aggiornato nel tempo e, soprattutto, ampliabile, è un aspetto molto importante. Domani, se avessimo bisogno di nuove funzionalità non vorremmo certo essere costretti a comprarne uno diverso.

Oggi la tecnologia Cloud sta prendendo sempre più piede e consente importanti novità per quanto riguarda la gestione a lungo termine del software. Infatti non è più necessario riacquistare tutto il pacchetto solo per aggiungere qualcosa. Si può sbloccare, nella maggior parte dei casi, tramite codice. Questo permette anche di fare il contrario, salvo eccezioni, nel caso ci si accorgesse di non aver più bisogno di una funzionalità.

5. Assistenza post vendita

L’assistenza post vendita è un dettaglio che spesso si sottovaluta anche nella vita privata. Quando si acquista un bene e si ha un problema ci si rivolge all’assistenza. Se questa non risponde o non è celere danneggia la nostra operatività. Per questo un software con un’assistenza di primo livello permette di dormire sonni più tranquilli.

L’assistenza di un prodotto è un “dettaglio” che spesso si fa fatica a valutare perché non sempre serve avvalersene. Quando si acquista qualcosa però si ha bisogno di avere la certezza che questa funzioni e, in caso di malfunzionamento, qualcuno possa aiutarci. Perciò oggi l’assistenza di un software va valutata e un produttore che ci aiuta nel lungo periodo porta molto valore all’azienda.

Gestione del magazzino

Gestione magazzino

Il magazzino è uno dei centri nevralgici di tutte quelle aziende che producono prodotti fisici. Si tratta del cuore pulsante dell’attività perché riceve materie prime che poi permettono all’azienda di arrivare al prodotto finito. Se questa parte della vita aziendale fosse gestita male sarebbe molto difficile pensare ad un futuro di successo. Allora come si gestisce il magazzino?

Gestire il magazzino non è così semplice come sembra

La gestione del magazzino è tutt’altro che banale perché non si tratta, come si potrebbe pensare, della sola gestione del flusso in entrata e in uscita. Questo sarebbe del tutto riduttivo. Certo, il contorno dipende ovviamente dalla grandezza dell’azienda e dal settore nel quale opera, ma, in generale, bisogna prestare attenzione.

Pensiamo ad un colosso come Amazon: si occupa solo di gestire la logistica in entrata e in uscita? Amazon gestisce un numero incredibile di ordini provenienti da varie attività commerciali. Una cosa curiosa è che nei magazzini gli articoli non sono organizzati per genere ma sono posti sugli scaffali a caso. Tutto è poi gestito da computer che conoscono la posizione degli oggetti, certo, stiamo parlando di una delle aziende più grandi del globo, ma è un esempio interessante perché ci mostra che la strada più logica non è sempre la più produttiva.

Gestire il magazzino non è solo gestione dei flussi

Gestire il magazzino, controllare il flusso in entrata e in uscita, le scorte in magazzino e gli ordini ai quali rispondere, non è affatto banale. Questo perché c’è bisogno di formare il personale, di studiare i processi logistici, di capire quale software gestionale possa aiutare nel compito. 

Un’azienda manifatturiera, per esempio, nella gestione del magazzino non può evitare di considerare la distinta base dei prodotti finiti per gestire le scorte. Come potrebbe acquistare materie prime se non ha idea di quante ne servono? 

Bisogna conservare i documenti di trasporto per capire quanto tempo impieghiamo in media per ricevere e consegnare i nostri prodotti. 

Essere in grado di prevedere delle scorte minime necessarie a mantenere l’operatività aziendale per un certo periodo. Ma come si può fare tutto questo?

Un software gestionale di produzione, come Scaccomatto, ti consente di tenere sotto controllo tutti questi aspetti tramite un’interfaccia semplice ed intuitiva che non teme confronti.

KPI: quali monitorare per la produzione?

KPI di produzione Scaccomatto

KPI, è un acronimo nel quale è facile imbattersi in tutti gli ambiti della vita aziendale, non solo quella produttiva. I manager hanno dei KPI da analizzare, gli operai in produzione hanno dei KPI. Ma, esattamente, che cosa sono i KPI e perché dovresti usarli?

KPI: una definizione

Non si può utilizzare uno strumento se non si conosce a fondo, quindi partiamo dalla definizione di KPI. In economia aziendale un KPI (Key performance indicator) è un indicatore che misura l’efficienza produttiva reale dell’azienda. 

I KPI si ritrovano nel marketing, nelle risorse umane, sono metriche che servono ad analizzare l’andamento della vita aziendale e che consentono di capire come migliorare la situazione e in quale aree.

Per quanto riguarda nello specifico dei KPI di produzione, questi devono rispettare dei parametri:

  1. devono essere espressi in numeri, quindi devono avere una quantificazione precisa;
  2. devono poter essere messi in raffronto tra loro, in modo da comprendere situazioni diverse e miglioramenti eventuali delle nostre azioni;
  3. devono monitorare dei dati significativi per la vita aziendale;
  4. devono essere monitorabili costantemente e nel minor tempo possibile;
  5. devono essere dati facilmente leggibili e accessibili a chi deve controllarli. 

KPI di produzione: quali scegliere?

Uno dei più importanti KPI di produzione è l’indice OEE, ovvero Overall Equipment Effectiveness, questo consente di monitorare l’efficienza dell’impianto produttivo. Questo è un indicatore che è possibile verificare nell’apposita sezione di Scaccomatto per ottenere un quadro generale della situazione. 

Altri indici KPI da tenere sotto controllo sono: 

  • controllo qualità dei prodotti finiti, che consente di capire se il risultato finale è conforme alle aspettative o meno;
  • attrezzaggio, ovvero quanto è necessario prima che un macchinario sia operativo.
  • il numero di scarti prodotti, questo può essere un indice di scarsa affidabilità del fornitore di materie prime e quindi occorre una valutazione attenta;
  • efficienza di produzione, si tratta del numero di pezzi prodotti in confronto alle aspettative, utile per capire se stiamo lavorando a ritmo giusto.

Come posso monitorare i KPI in modo pratico?

Oggi la tecnologia avanza e il monitoraggio dei KPI è molto più semplice rispetto a qualche anno fa. Affidarsi ad un software MES come Scaccomatto permette di non preoccuparsi più di annotare dati perché il programma, se correttamente configurato, permetterà di analizzare i principali KPI in tempo reale.

In questo modo potrai confrontare il passato con il presente per comprendere se le tue azioni hanno migliorato davvero la produttività.